Ong nel Mediterraneo: l’assenza delle istituzioni internazionali è indiscutibile

Barbera (CIPSI): “La vita di ogni essere umano va difesa e tutelata nella sua pienezza! Chi non lo fa e utilizza le sofferenze della vita per interessi e fini politici, non fa politica e contribuisce a costruire inciviltà! Le accuse sono strumentali. Le migrazioni sono legate al modello di sviluppo, all’ingiustizia sociale, all’iniqua distribuzione di risorse economiche e alla negazione di accesso diffuso a quelle naturali”.

Roma, 26 aprile 2017 – “La vita di ogni essere umano va difesa e tutelata nella sua pienezza! Chi non lo fa e utilizza le sofferenze della vita per interessi e fini politici, non fa politica e contribuisce a costruire inciviltà!”. Così, Guido Barbera, presidente di SOLIDARIETÀ E COOPERAZIONE CIPSI – coordinamento di 30 associazioni di solidarietà e cooperazione è intervenuto in riferimento alle recenti accuse mosse da rilevanti parlamentari ed esponenti della politica italiana alle Organizzazioni non governative (Ong) impegnate nel Mediterraneo (Proactiva open arms, Medici senza frontiere, Sos Méditerranée, Moas, Save the children, Jugend Rettet, Sea watch, Sea eye e Life boat), riprendendo osservazioni dell’inchiesta della Procura di Catania, e del Rapporto dell’agenzia Frontex sul fenomeno dell’immigrazione “Rysk Analysis 2017”. Barbera ha dichiarato esplicitamente che: “Le accuse contro le ONG, costantemente impegnate a tamponare le assenze della politica europea salvando vite nel Mediterraneo, sono strumentali e vergognose! Non solo l’Italia e l’Europa sono tra i principali commercianti di armi nei Paesi dai quali le persone fuggono, ma hanno facilitato e sostenuto gran parte dei conflitti che hanno destabilizzato molti Paesi nell’ultimo decennio. Una presenza concreta e attiva dell’Unione Europea e dei suoi Stati, avrebbe inoltre evitato le oltre 30mila vittime di questi ultimi anni. Le accuse alle ONG che intervengono faticosamente ogni giorno nel tentativo di salvare vite umane, intendono semplicemente scaricare responsabilità dei fallimenti o, peggio ancora, degli interessi politici.L’assenza e il fallimento delle istituzioni internazionali sono indiscutibili! Così come gli interessi di molti Stati. Mentre Frontex si limita a proteggere forzatamente i confini e l’Europa assiste indifferente, non è lecito attaccare il mondo del volontariato. Soprattutto, denuncia Barbera, non si cerchino voti e non si faccia campagna elettorale sulla pelle della gente! Basta menzogne e falsità sulle migrazioni e le conseguenze nei nostri territori! Si può solo parlare, come ha fatto papa Francesco davanti al dramma dei profughi, di vera “vergogna”!

“Nel Rapporto di Frontex – continua Barbera – non si usa mai l’espressione “taxi” o “taxi del mare”. Né è scritto che le organizzazioni non governative siano “in collusione con gli scafisti”. A pagina 32 del rapporto, infatti, si legge piuttosto che le operazioni delle ong potrebbero avere “unintended consequences”. Le stesse “conseguenze involontarie” che – si legge ancora nel documento – potrebbero avere le attività dell’EUNAVFOR MED, la task force istituita dal Consiglio europeo per salvare i naufraghi capitanata da un ammiraglio italiano. La retorica del “fattore di attrazione” non è una cosa nuova. È la stessa che ha portato alla chiusura della missione di ricerca e soccorso Mare nostrum, serve per giustificare in generale un abbassamento degli standard di accoglienza. I numeri non forniscono nessuna prova del fatto che esistano delle connessioni tra la presenza dei mezzi di soccorso e il numero delle partenze dalla Libia”.

“I flussi migratori stanno cambiando la realtà e il volto dei nostri territori, non sono un fatto contingente legato a particolari sconvolgimenti di natura politica, economica o sociale, ma rappresentano invece un elemento strutturale, conseguenza della natura delle relazioni e del sistema economico mondiale globalizzato in cui viviamo, oltre che dei cambiamenti ambientali che stiamo vivendo. L’aiuto a casa loro perché non vengano da noi non può funzionare se non cambia il modello di sviluppo, ma soprattutto la politica di relazione e partecipazione dei cittadini nella costruzione della Polis comunitaria e della gestione del proprio territorio”.

Barbera conclude: “Le migrazioni sono legate al modello di sviluppo, all’ingiustizia sociale, all’iniqua distribuzione di risorse economiche e alla negazione di accesso diffuso a quelle naturali. Noi crediamo nella solidarietà, nell’accoglienza, nel dialogo e nel diritto alla libertà di spostamento, di scegliere dove vivere”.

  Ufficio Stampa, Nicola Perrone, ufficiostampa@cipsi.it, cel. 329.0810937

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