1 gennaio 2011 – Giornata della pace
Auguriamo al mondo intero che il 2011 sia l’anno della Pace! Lo passiamo costruire a partire dalla testimonianza delle DONNE AFRICANE nel loro insieme, che candidiamo nel 2011 al primo Nobel collettivo della storia.
Roma, 1 gennaio 2011 – In occasione della Giornata Mondiale della Pace, ricorrenza celebrata dalla Chiesa cattolica il 1º gennaio di ogni anno, Guido Barbera, presidente di Solidarietà e Cooperazione CIPSI – coordinamento di 48 associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale – ha dichiarato: “Auguriamo al mondo intero che il 2011 sia l’anno della Pace! Lo passiamo costruire a partire dalla testimonianza delle DONNE AFRICANE nel loro insieme, che candidiamo nel 2011 al primo Nobel collettivo della storia. Questo è il nostro augurio per il nuovo anno. “Lo meritano, continua Barbera, per il loro impegno per la pace in tante zone di guerra. In Liberia, Sierra Leone, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo le donne sono costruttrici di pace, per la grande dignità e la forte determinazione con cui guardano avanti nonostante le difficoltà che incontrano. Senza di loro non è concepibile né il presente né il futuro dell’Africa. Vogliamo riaffermare il protagonismo delle donne nelle tante sfide quotidiane che affrontano con pazienza, forza d’animo e determinazione. Con lo sguardo volto alle donne d’Africa. Centinaia di migliaia di donne che ogni giorno percorrono le strade del continente alla ricerca di una pace durevole e di una vita dignitosa”.
E Barbera continua con alcuni esempi concreti di donne per la Pace: “Nel 2010 la marcia internazionale delle donne ha voluto essere presente nella città martire di Bukavu, in Repubblica Democratica del Congo. Per denunciare le violenze sulle donne che hanno caratterizzato la guerra senza fine nell’Est della RDC e che purtroppo continuano ancora oggi. Non si tratta soltanto di denunciare la violenza, bensì di chiedere e pretendere che venga fatta giustizia. Non è possibile immaginare una pace che non sia basata sulla giustizia. A Bukavu non c’è pace senza giustizia: desidero sottolineare il protagonismo delle donne per costruire la pace in questa terra. A Mwenga, nel 1999 14 donne furono sepolte vive. Non chiedono pietà, ma giustizia.
E ancora: in Liberia, Sierra Leone, Costa d’Avorio. Guerre minori oscurate perchè ritenute non sufficientemente strategiche. Milioni di donne ne hanno subito e continuano a subirne le conseguenze. Storie in cui solo l’impegno delle donne hanno acceso la luce della speranza e della pace. Donne che hanno trasformato in vita i diritti troppo spesso scritti solo sulla carta o nelle dichiarazioni. La sfida cruciale del nostro tempo è quella di tradurre in termini concreti e pratici le promesse sui diritti umani. L’uguaglianza di genere è un diritto umano, uno degli obiettivi di sviluppo, la chiave per conseguire tutti gli altri diritti. Dobbiamo imparare a vedere le donne non più come vittime da “salvare”, bensì come una soggettività politica e sociale, che anima e nutre lotte ed esperienze di rete, attiva percorsi di libertà femminile e rivendica diritti.
Rilanciamo il loro protagonismo nella società e la proposta di assegnare alle donne africane nel loro insieme il Premio Nobel per la Pace 2011″. (www.noppaw.org). Non una campagna per l’attribuzione del Nobel ad una singola persona o ad un’associazione, ma un vero Nobel collettivo.
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