Pezzotta: “Perchè ho votato no”
12 dicembre 2012 (da Famiglia Cristiana, articolo di Savino Pezzotta, deputato dell’Unione di Centro per il Terzo Polo) – Ieri ho votato “no” al decreto legge sulla difesa presentato dal Ministro Di Paola. Le motivazioni per cui da ormai due anni mi impegno contro l’acquisto dei cacciabombardieri sono a tutti note e sono quelle che mi hanno portato ad essere contrario a questo provvedimento.
Sono profondamente turbato sia sul piano umano che su quello etico nel vedere che mentre ci sono milioni di persone e famiglie che si accollano sacrifici pesanti e per molti al limite della sopportabilità, che mentre non riusciamo a trovare congrue risorse per il lavoro né per contrastare la povertà che sta mordendo con i suoi denti acuminati migliaia di persone e famiglie, si impegnino i soldi degli italiani, compresi quelli di chi si è accollato i sacrifici, per acquisire dei costosissimi caccia bombardieri.
Mi domando se era proprio questo il tempo congruo a questa operazione, o se prima non vengono i bisogni delle persone. In poco più di sei mesi si è voluto e realizzata questa riforma. Mentre i provvedimenti importanti giacenti da tempo in Parlamento sono saltati per mancanza di tempo, con grande velocità uno spazio è stato trovato per fornire in futuro e strutturalmente più soldi al Ministero della Difesa per l’esercizio e l’acquisto di armi.
A mio parere andava rivisto in profondità l’investimento sui cacciabombardieri, anche alla luce delle valutazioni che sono in corso in altri Paesi. Si sarebbe dovuto agire con maggior determinazione sugli sprechi che ancora esistono nel settore e sui privilegi. Inoltre la gestione degli esuberi andrebbe valutata con maggiore attenzione anche per evitare di ripetere la questione degli esodati e prevedere risorse per formazione e riqualificazione. Avrei desiderato sapere come si procederà al riordino della sanità militare e tante altre questioni relative al trattamento del personale.
La nostra battaglia ha permesso che si realizzassero alcuni importanti cambiamenti nella legge delega, ma non ancora sufficienti. Sono stato accusato di essere un pacifista. Critica che non mi turba ma che non corrisponde alla verità essendo il sottoscritto semplicemente un cercatore di pace e di giustizia pertanto un pacifico.
Certo, cercare di camminare sui sentieri di Isaia facendo politica nelle istituzioni non è facile.
So bene che la difesa della Patria è un sacro dovere dei cittadini, ma mi chiedo – e chiedo – se mantenere la coesione sociale, evitare che il malessere sociale si diffonda come una pandemia non sia un modo, e io credo il più efficace, per difendere la Patria. A meno che pensiamo che all’orizzonte ci sia un pericolo di offesa nei confronti del nostro Paese e che si sia obbligati a difenderci. Ma non mi sembra che questa ipotesi sia fortunatamente nelle prospettive.
Un ripensamento che tenesse conto della situazione sarebbe stato opportuno. Molte volte viene citata la Grecia e abbiamo assunto posizioni anche molto dure per fare in modo di risparmiare al nostro Paese una simile deriva, ma vorrei anche ricordare che, mentre declinava verso una situazione finanziaria e sociale insostenibile, la Grecia ha continuato ad acquisire armamenti. Non possiamo fare lo stesso. Agiamo con attenzione e prudenza. Cerchiamo anche su questo terreno di essere temperati e moderati.
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