Insieme per la Pace
Famiglia Cristiana ha lanciato l’appello “insieme per la pace”. Rinnoviamo il nostro impegno per la pace. Solidarietà e Cooperazione Cipsi ha aderito, invitiamo i soci, amici e persone singole a firmare. Partecipate al dibattito “Ha ancora senso oggi marciare per la Pace?” su http://www.famigliacristiana.it/stanza/ha-ancora-senso-oggi-marciare-per-la-pace.aspx LEGGI IL TESTO DELL’APPELLO: Appello Insieme per la pace (1)
Invitiamo a sottoscrivere l’appello “Insieme per la pace” con cui vogliamo rinnovare il nostro impegno per la pace. La pace è in pericolo, fuori e dentro il nostro paese. Eppure tutti i giorni dobbiamo fare i conti con un diffuso disinteresse, disattenzione e disimpegno. Pochi credono davvero alla pace e ancora meno ci lavorano. Eppure l’impegno per la pace è sempre più necessario e urgente. 2. investire sull’educazione e la formazione dei giovani ai diritti umani e alla pace (nonviolenza, giustizia, solidarietà,…); 3. valorizzare e diffondere i percorsi, le competenze e le buone pratiche (personali e collettive); 4. promuovere il riconoscimento del diritto alla pace e l’attuazione dell’agenda politica dei diritti umani dal quartiere all’Onu. Con questo Appello, che ha già raccolto l’adesione di persone che vivono in più di cento città sparse in tutto il paese, intendiamo rafforzare ed estendere la rete della Perugia-Assisi: una rete di persone, gruppi, associazioni, scuole ed enti locali che deve agire con sempre maggiore continuità ed efficacia. Per adesioni e informazioni: Agenzia della pace, via della viola 1 (06100) Perugia, Tel. 335.6590356 – 075/5736890 – fax 075/5739337 email:info@perlapace.it – www.perlapace.it L’Appello è stato pubblicato oggi da famigliacristiana.it
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Appello
Ci stanno togliendo la pace. Troppe persone precipitano nella povertà e nella disperazione. Succede ogni giorno in Italia, in Europa e in tante parti del mondo. Troppe ingiustizie si sommano a troppe disuguaglianze. Troppi problemi attendono inutilmente di essere risolti. Troppa violenza dilaga senza limiti né confini. Troppi soldi continuano a riempire il mondo di armi. Troppe armi alimentano nuove guerre. Troppi egoismi, interessi e complicità impediscono che le cose cambino. Intanto la crisi globale fa strazio di vite umane alimentando paure, angosce, sfiducia e chiusura. Non c’è pace senza diritti umani. Lo sa bene chi non riesce a trovare lavoro, chi non ha cibo e acqua a sufficienza, chi non può curarsi come dovrebbe. Il mancato rispetto dei diritti umani fondamentali crea tensioni, conflitti, disuguaglianze e insicurezza. E finisce per togliere la pace anche a chi pensava di averla. La pace è un diritto. Un diritto umano fondamentale delle persone e dei popoli. E come tale deve essere riconosciuto da tutti. Tutti abbiamo il diritto di vivere in pace e per questo obiettivo abbiamo il dovere di lavorare insieme. La pace è un bene comune indivisibile. O c’è per tutti o non c’è per nessuno. L’illusione di riuscire a difendere la nostra “pace” ignorando quella degli altri è pericolosa. Non ci sono più i “fatti nostri” e quelli “degli altri”. Noi siamo parte di una comunità europea, mediterranea e mondiale. Contribuire alla costruzione di un futuro migliore per tutti e alla soluzione delle grandi sfide comuni che incombono è un nostro dovere e un nostro interesse. Ma noi cosa possiamo fare? Serve più responsabilità personale. La crisi della politica e delle istituzioni ci lascia sempre più soli davanti a problemi sempre più gravi e complessi. Se davvero vogliamo la pace dobbiamo essere disponibili a fare la nostra parte. Partire da noi, da quello che possiamo fare in prima persona, nell’ambito delle nostre possibilità, ci consente di esigere con ancora più forza e autorevolezza il cambiamento che è sempre più urgente. La pace comincia dalle nostre città-mondo. Il nostro impegno per la pace deve crescere innanzitutto nei luoghi dove viviamo tutti i giorni, nelle scuole, nei posti di lavoro e nelle nostre città. Deve essere concreto, aperto e costruttivo. E’ qui, nelle città-mondo, dove comincia il rispetto dei diritti umani e la nostra responsabilità di costruttori della pace. E’ qui che dobbiamo agire per rinsaldare l’agenda interna con quella internazionale. Ciascuna delle nostre città deve diventare un laboratorio di quel cambiamento che invochiamo per il mondo intero. Costruiamo insieme le città della pace e dei diritti umani. Se vogliamo la pace dobbiamo educarci alla pace. La cultura che respiriamo è ancora oggi una cultura di guerra, intrisa di individualismo, egoismo e indifferenza. Per questo, prima di tutto, dobbiamo educarci ed educare alla giustizia e alla pace, alla nonviolenza e ai diritti umani. Tutti si devono sentire corresponsabili di questo sforzo. Abbiamo bisogno di diffondere e consolidare un’altra cultura, un’altra scala di valori, un’altra idea della pace lontana da ogni atteggiamento di rinuncia, accomodamento e utilitarismo. Abbiamo bisogno di costruire un’informazione e una comunicazione pubblica di pace, libera da lacci economici e politici, attenta alla vita reale delle persone e dei popoli, dell’Europa e del mondo. Investire sui giovani e sulla loro formazione, consentirgli di essere parte attiva della comunità “glo-cale” e del cambiamento epocale che stiamo vivendo, non è solo un’opportunità per tutti ma un dovere primario. Non c’è pace senza una politica di pace. Molti problemi sono fuori dalla nostra portata. Ma quello che non possiamo fare in prima persona lo può e lo deve fare il nostro paese, l’Italia e l’Europa. L’Italia e l’Europa devono essere pienamente consapevoli delle sfide che ci investono a partire dal Mediterraneo e dal vicino Oriente e devono alimentare una politica di pace e fratellanza, di disarmo e cooperazione fondata sulla promozione dei diritti umani. Una politica coerente con il progetto iscritto nella nostra Costituzione e nelle carte fondamentali dell’Europa e delle Nazioni Unite. L’assenza di questa politica, il ripiegamento dell’Italia e dell’Europa ci stanno esponendo a seri pericoli e ci stanno facendo perdere grandi opportunità. Ma noi non ce lo possiamo permettere. Una fase della nostra storia deve essere chiusa per cominciarne un’altra. Costruirla dal basso è un dovere che ci dobbiamo e vogliamo assumere. Facciamolo insieme! PerugiAssisi. Dalla Marcia di un giorno alla Marcia di tutti i giorni. Molte volte abbiamo camminato insieme da Perugia ad Assisi per la pace e i diritti umani. Oggi più che mai abbiamo bisogno di trasformare quel gesto in un impegno quotidiano. Camminare insieme, giorno dopo giorno, darà forza e valore politico all’impegno personale e alla testimonianza di ciascuno. Il popolo della PerugiAssisi, una vasta rete di persone, gruppi, associazioni, scuole ed enti locali, deve farsi sentire con più continuità, competenza e profondità, agendo insieme con una strategia comune. Perugia, 25 ottobre 2013 Invia la tua adesione all’Agenzia della pace, via della viola 1 (06100) Perugia, Tel. 335.6590356 – 075/5736890 – fax 075/5739337 email: info@perlapace.it –www.perlapace.it Segue l’elenco delle prime adesioni raccolte in più di 100 città italiane: Agostino Manenti, Vaiano Cremasco (CR)
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