Lavoro minorile: falliti gli obiettivi
La conferenza mondiale Ilo contro il lavoro minorile ammette: abbiamo fallito l’obiettivo di eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016
di Cristiano Morsolin*
L’obiettivo di eliminare le peggiori forme di lavoro dei bambini entro il 2016 non sarà raggiunto. Lo afferma, a Brasilia, L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) nella terza Conferenza mondiale contro il lavoro minorile
“La mappa del lavoro minorile nel mondo coincide con quella della fame e della povertà. Per questo il primo passo da compiere per avanzare nella lotta alle peggiori forme di lavoro minorile è quella di coordinare le politiche sulla redistribuzione della ricchezza. Non è un problema di mancanza di risorse, per raggiungere l’obiettivo serve piuttosto la volontà politica di farlo”.
Questo l’appello dell’ex presidente del Brasile, ex sindicalista e operaio, Luis Inácio Lula da Silva che ha concluso lo scorso 11 ottobre a Brasilia, la 3^ Conferenza Globale sul Lavoro Minorile, presieduta ed organizzata dal Governo del Brasile, con il sostegno dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL / ILO).
Il Presidente Lula ha ricordato quanto è stato speso per salvare il sistema finanziario dall’inizio della crisi nel 2008/9, i costi della guerra in Iraq e ha sottolineato che l’eliminazione del lavoro minorile non è una questione di mancanza di risorse ma di “mancanza di volontà politica e di incapacità (dei leader) di far fronte a questa sfida”, citando che lui stesso è stato un bambino lavoratore per aiutare la sua famiglia così numerosa.
Il Direttore Generale dell’ILO, Guy Ryder lancia il suo messaggio a un migliaio di delegati provenienti da 153 Paesi – in rappresentanza di Governi, parti sociali e organizzazioni non governative – perché traducano il prima possibile i piani concordati in misure concrete:
“Avete collegato il contrasto al lavoro minorile alla necessità di avanzare l’Agenda del lavoro dignitoso, ovvero attuare i principi e i diritti del lavoro, creare posti di lavoro, in particolare per i giovani, di estendere le misure di protezione sociale e rafforzare la legalità e i sistemi giudiziari. Ora questa connessione deve essere tradotta in azione il prima possibile” .
La Conferenza si è svolta in Brasile, perchè questo Paese è considerato un modello per come ha saputo contrastare il lavoro dei bambini. Ne è chiara dimostrazione il fatto che, attraverso iniziative di politiche pubbliche, in particolare la Bolsa Famìlia, e con il sostegno della società civile, il numero dei bambini al lavoro tra 5 e 9 anni sia diminuito dell’88% negli ultimi 20 anni. Sull’argomento ho appena scritto l’articolo “O Brasil como referência no combate ao trabalho infantil“ che mi ha pubblicato il Senatore Cristovam Buarque (1), ministro dell’educazione del primo governo Lula.
La stampa brasiliana ha evidenziato che la problematica dello sfruttamento minorile interessa anche paesi a medio reddito, non poveri, rilanciando l’intervento alla conferenza di Silvana Cappuccio, Dipartimento Politiche Globali della CGIL:
“Il lavoro minorile è vietato nell’Unione Europea, ma, in realtà, emerge un quadro contraddittorio quando guardiamo a molti Stati europei, come ha anche denunciato di recente il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa. Prove documentate provenienti da fonti autorevoli mostrano che molti di quei bambini che lavorano in Europa fanno lavori estremamente rischiosi nel settore dell’agricoltura, dell’edilizia, nelle fabbriche di piccole dimensioni o nelle strade in Albania, Bulgaria, Georgia, Moldavia, Montenegro, Romania, Serbia, Turchia e Ucraina. Anche nel Regno Unito molti bambini lavorano per lunghe ore.
I dati di Eurostat evidenziano che nel 2011 i bambini erano più a rischio di povertà o di esclusione sociale rispetto al resto della popolazione: il 27% dei bambini affrontava quel rischio.
Paesi come Cipro, Grecia, Italia e Portogallo sono stati pesantemente colpiti da misure di austerità prese dai loro governi con il pretesto della crisi. Tali decisioni hanno avuto conseguenze drammatiche specialmente sulle fasce vulnerabili, in primo luogo i bambini, sia attraverso la riduzione del reddito familiare e del sostegno alle famiglie sia attraverso i tagli di bilancio alla spesa sociale. Mentre sarebbe stato necessario che gli Stati europei adottassero misure per affrontare i casi di malnutrizione, tali tagli di bilancio stanno, invece, colpendo i servizi per l’infanzia, oltre che l’assistenza sanitaria, l’istruzione e i servizi sociali. Anche in Italia, dove la spesa pubblica e per la pubblica amministrazione era già sotto la media europea, le misure di austerità hanno causato ulteriori ostacoli alla crescita.
In tutta Europa i bambini Rom sono particolarmente a rischio. I Rom continuano ad affrontare discriminazione ed esclusione sociale, con molti che vivono in profonda povertà e non hanno accesso all’assistenza sanitaria e ad un’abitazione dignitosa. Vulnerabili sono anche i migranti non accompagnati sotto i 18 anni e i figli dei migranti che provengono dai Paesi in via di sviluppo”, ha concluso Silvana Cappuccio (2).
L’ammissione di un fallimento
Dal 2000 al 2012 il numero di bambini lavoratori nel mondo è diminuito di un terzo, passando da 246 milioni a 168 milioni. Il nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) Marking progress against child labour, presentato il 23 settembre scorso a Ginevra, svela che più della metà dei 168 milioni di bambine e bambini lavoratori nel mondo svolgono lavori pericolosi che hanno conseguenze dirette sulla loro salute, sulla loro sicurezza e sul loro sviluppo morale.
Oggi i bambini impiegati in lavori pericolosi sono 85 milioni, a fronte dei 171 milioni del 2000. Il maggior numero in termini assoluti di bambini lavoratori si trova nell’area Asia-Pacifico (quasi 78 milioni), benché l’Africa subsahariana continui ad essere la regione con la più alta incidenza di minori lavoratori in rapporto alla percentuale della popolazione (oltre il 21 per cento).
Nonostante i progressi raggiunti negli ultimi anni, l’obiettivo di eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016 stabilito alla conferenza dell’Aja non sarà raggiunto.
“La strada è giusta ma ci stiamo muovendo troppo lentamente. Non riusciremo a raggiungere l’obiettivo fissato dalla comunità internazionale di eliminare le peggiori forme di sfruttamento entro il 2016” ha dichiarato il direttore generale dell’ILO Guy Rider (3).
Un’esclusione inacettabile
Al secondo congresso mondiale sul lavoro minorile indetto dall’International Labour Organization (Ilo) il 10 e 11 maggio all’Aja del 2010 non era stata permessa un’adeguata rappresentanza delle reti di bambini lavoratori (Nats) affinché essi possano incidere efficacemente sulle politiche che li riguardano direttamente, avevano denunciato esperti come Manfred Liebel, coordinatore della Rete Europea di Masters sull’infanzia, Michael Bourdillon, professore emerito dell’Universita del Zimbawe, Aurelie Leroy (4) del Centre Tricontinental CETRI di Bruxell (5).
“Escludere una rappresentanzaorganizzata di bambini lavoratori, come il Movimento Latinoamericano dei bambini e adolescenti lavoratori (Molacnats) da una conferenza dell’ILO rappresenta una negazione clamorosa ed inaccettabile deglistessi principi di partecipazione e rappresentanza sui quali è nata molti annifa questa organizzazione”, dichiara Raffaele K. Salinari (6), presidente di Terre des Hommes a livello europeo.
Purtroppo anche alla conferenza di Brasilia non è stato invitato il MOLACNATS (7), da 30 anni si caratterizza per un’ideologica contrapposizione con l’OIL, è parte del Movimento Mondiale dei bambini/e e adolescenti lavoratori. Ne è membro anche il Movimento africano dei bambini e giovani lavoratori Mouvement africain des enfants et jeunes travailleurs MAEJT (8), che ha scelto la strada del dialogo con l’OIL, che a sua volta ha finanziato vari progetti tra cui uno studio sull’emigrazione dalla campagna alla citta’, e ha fatto i complimenti a questo movimento sociale con 450.000 bambini e giovani lavoratori organizzati in 2411 gruppi di base sparsi in 25 stati di tutta l’Africa, per aver ottenuto lo status permanente di osservatore presso il Parlamento continentale dell’Unione Africana (9).
Il movimento è nato nel 1994 e si propone di difendere i diritti dei minori che lavorano attraverso: il dialogo con le autorità, iniziative di solidarietà reciproca, e campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica: dal 22 ottobre al 2 novembre si terrà nella capitale del Burkina Faso il 9° Convegno del MAEJT.
Una lettera aperta all’ONU
Esperti di tutto il mondo, in rappresentanza della societa’ civile e del mondo accademico, hanno inviato una lettera aperta alle Nazioni Unite per porre l’attenzione sul tema dei diritti economici, sociali e culturali dei bambini/e, considerando che a Ginevra si sta presentando ilnuovo rapporto mondiale sui bambini/e che lavorano e vivono in strada in occasione della 19* sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite sui diritti umani (10).
Tra le 74 personalita’ firmatarie si nota la presenza di illustri rappresentanti del mondo ecclesiale come Padre Javier Hernan – Rettore dell’Universita’ Salesiana dell’Ecuador, Nery Rodenas, Direttore dell’Ufficio diritti Umani dell’Arcivescovado di Citta’ del Guatemala (fondato da Mons. Juan Gerardi, vescovo martire), Nigel Cantwell, Fondatore di Defence for Children International DNI, presente a livello mondiale, Jaap E. Doek, Vice Presidente del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo (2001-2007), ricercatori sociali come Antonella Invernizzi, Brian Milne, Ivonne Oviedo, Cristiano Morsolin, docenti universitari come Manfred Liebel, Zamudio Lucero (Decana dell’Universita Externato di Colombia), Osvaldo Torres (Universita del Cile), Marily Piotti (Universita’ Nazionale di Cordoba-Argentina), Lourdes Zariñana Nava (Centro Estudi sociologici della Facolta’ di Scienze Politiche e Sociali UNAM-Citta del Messico), Michael Bourdillon (Universita del Zimbawe), don Luca Pandolfi (Universita’ Urbaniana di Roma), Enzo Morgagni (Universita di Bologna), Mauricio Roberto da Silva (Universita Santa Caterina-Brasile), Riccardo Lucchini (professore emerito dell’Universita’ di Friburgo-Svizzera), Bernard Schlemmer, Direttore Emérito del CEPED –Universita’ di Parigi, ONG riconosciute a livello internazionale come Rita Panicker, Direttrice dell’ONG Butterflies- India, Alberto Croce – Direttore del SES di Buenos Aires e molti altri.
“Il Cipsi – Coordinamento di associazioni di Solidarietà e Cooperazione Internazionale – si unisce alla lettera inviata alle Nazioni Unite da 74 esperti di tutto il mondo nel marzo 2012. “I bambini che vivono e/o lavorano in strada – commenta il presidente Guido Barbera (11) – sono fortemente a rischio. L’eliminazione di questo fenomeno è una sfida enorme che deve coinvolgere l’intera umanità e che richiede interventi a 360 gradi, di socializzazione, aiuti economici alle famiglie, educazione primaria gratuita ecc. La dignità dell’essere umano riguarda la vita nella sua interezza. Ancor di più, il rispetto dei diritti dei bambini passa necessariamente per il riconoscimento della loro dignità in ogni ambito, sociale, economico, culturale”.
SAL-roma, NATS PER Treviso, Ainram, Capodarco e Terre Madri di Roma, aderenti a SOLIDARIETà E COOPERAZIONE CIPSI, SOSTENGONO I MOVIMENTI DEI BAMBINI E ADOLESCENTI LAVORATORI CON PROGETTI DI COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
NOTE
(2) www.cgil.it/…/LavoroMinorile%5CIntervento_IIIConferenzaMondiale_..
(4) Abbiamo scritto insieme il libro in francese “Contre le travail des enfants? Ed. Syllepse-Cetri, Paris, 2009, tradotto in spagnolo e oggetto di un video elaborato dall’Alleanza delle ONG della Svizzera. Vedi: http://www.cetri.be/spip.php?page=recherche&recherche=morsolin
(5) Vedi dossier in italiano elaborato da NATs PER Onlus (TV), aderente CIPSI: www.natsper.org/upload/ALTRE_FRONTIERE_2011.pdf
(6) Salinari. Negata la parola ai bambini lavoratori. Il Manifesto: 9 maggio 2010. http://www.raffaelesalinari.it/2010/negata-la-parola-ai-bambini-lavoratori-alla-conferenza-ilo/
(7) IFEJANT. Nothing About Us, Without Us: Critiques of the International Labor Organization’s Approach to Child Labor from the Movements of Working Children. http://www.ifejant.org.pe/documentos%20portada/childla.pdf
(8) www.maejt.org
(9) http://www.maejt.org/pdfs/Defi_des_EJT_13_version_francaise.pdf
(11) www.cipsi.it
Fonte: l’autore dell’articolo Cristiano Morsolin, co-fondatore dell’Osservatorio sull’America Latina SELVAS e operatore di reti internazionali per la difesa dei diritti dei bambini/e e adolescenti. Lavora in America Latina dal 2001 con esperienze in Ecuador, Colombia, Peru, Bolivia, Paraguay Brasile. Autore vari libri e articoli specializzati, si occupa di diritti umani, movimenti sociali e lavoro minorile.
21.10.203
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