Acqua: aumentano le tariffe e si rilancia la privatizzazione
In questi giorni sta facendo notizia l’aumento delle tariffe idriche, annunciato dal Presidente dell’AEEGSI Bortoni nel corso della III Conferenza Nazionale sulla Regolazione dei Servizi Idrici.
Tali aumenti, ha dichiarato Bortoni, “sono ritenuti necessari a favorire gli investimenti prioritari per il settore, tesi a raggiungere e mantenere obiettivi di qualità ambientale e della risorsa“.
Purtroppo fin qui nessuna novità: le tariffe idriche stanno aumentando in modo costante ormai da anni (+ 85,2%negli ultimi 10 anni sulla base di uno studio della CGIA di Mestre), sempre con la promessa di un’aumento degli investimenti. Investimenti che però non sono mai decollati: ad esempio tra il 2006 e il 2009 solo il 56% di quelli previsti dai piani d’ambito viene realizzato (fonte: Co.Vi.Ri.).
Dunque, si giunge al paradosso che i cittadini pagheranno una seconda volta, anche attraverso i nuovi aumenti in bolletta, investimenti che hanno già pagato e mai realizzati.
Dove vanno a finire, dunque, i soldi in più che i cittadini ogni anno si trovano in tariffa? Difficile saperlo, perchè la trasparenza non è certo una qualità dell’attuale gestione: i piani industriali vengono decisi dai CdA delle aziende, sui quali il controllo concreto da parte dei comuni è sempre più un percorso a ostacoli. Senza dubbio però aumentano i profitti, soprattutto per le grandi multiutilities quotate in borsa. Il nuovo metodo tariffario, formulato proprio dall’AEEGSI, prevede infatti la copertura degli “oneri finanziari“, consentendo in sostanza ai gestori di continuare a fare profitti sull’acqua, nonostante i referendum del 2011.
Il combinato disposto delle norme contenute nello Sblocca Italia e nella Legge di Stabilità sottende un disegno piuttosto chiaro: la gestione dell’acqua affidata ai quattro colossi multiutility attuali – A2A, Iren, Hera e Acea – già collocati in Borsa, con un ruolo degli enti locali sempre più marginale.Difficile infatti immaginare che i futuri colossi dell’acqua possano preoccuparsi degli interessi dei cittadini (non a caso ribattezzati “consumatori” da Bortoni), soprattutto quando questi rischiano di confliggere con quelli degli azionisti. Ne abbiamo la prova in questi giorni in moltissime città di italia: per garantire agli azionisti lauti dividendi a fine anno i gestori praticano il recupero crediti attraverso migliaia di distacchi idrici.
Con buona pace dell’ONU che ha dichiarato l’accesso all’acqua un diritto umano universale.
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