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Messico e infanzia: la convenzione calpestata

La convenzione calpestata

Cristiano Morsolin*

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E’ stata una giornata triste qui in Messico per la celebrazione del 25 anniversario della Convenzione dei diritti del bambino,  adottata il 20 novembre 1989 dalle Nazioni Unite, segna la distanza tra una legislazione internazionale avanzata e la non applicazione in un paese attanagliato da una violenza strutturale.

 

Elia Tamayo, madre del tredicenne lavoratore José Luis Tehuatlie ucciso da una pallottola di gomma sparata dalla polizia statale che reprimeva una manifestazione pacifica nel municipio di San Bernardino Chalchihuapan, en Puebla, il 16 giugno scorso – doveva intervenire al VI congreso mondiale dell’infanzia che si e’ appena concluso a Puebla, ma agenti di pubblica sicurezza hanno cancellato il dibattito organizzato con Elia Tamayo.

Addirittura si e’ cercato di zittire i testimoni perche’ la polizia ha espulso – su ordine diretto del Governatore Moreno Valle –  vari esperti internazionali che conosco personalmente come Manfred Liebel, professore dell’Universita’ di Berlino e Direttore della Rete Europea di Masters sui diritti dell’infanzia, Angel Gonzalez – Movimento Latinoamericano di bambini e adolescente lavoratori MOLACNATs e Jennifer Haza, coordinatrice dell’ONG Melel del Chiapas che ha denunciato alla Corte Interamericana dei Diritti Umani CIDH la “pulizia étnica” contro i bambini/e e adolescenti lavoratori, in maggioranza indigeni.

 

In Messico l’ascesa di grandi organizzazioni criminali, denominate in genere “cartelli”, dedite essenzialmente alla produzione e al traffico su scala mondiale di sostanze stupefacenti, in primis cocaina, sta determinando da anni una vera e propria emergenza sociale nel paese, spesso aggravata dalla collusione e dalla corruzione di istituzioni pubbliche.

 

Nel primo trimestre del 2013 sono già stati registrati 767 omici di minori tra 0 e 17anni di età. E’ quanto emerge da un rapporto della Rete nazionale per i Diritti dell’Infanzia in Messico  REDIM, nel quale si puntualizza che tra il mese di gennaio 2007 e lo scorso marzo le morti violente di minori sono state 1800, tutte collegate con la lotta tra il governo e il crimine organizzato. La media mensile nel 2010 è stata di 15 morti, 20 nel 2011, 24 nel 2012 e 20 dall’inizio del 2013. I mesi di febbraio 2011 e giugno 2012 sono stati quelli con il maggior numero di morti: 34 al mese. I dati del Redim, fino ad aprile 2013, evidenziano che il settore più vulnerabile è quello degli adolescenti tra 15 e 17 anni e gli Stati più pericolosi sono Chihuahua, Nuevo León, Guerrero, Sinaloa y Tamaulipas. Inoltre, 7 minori su 10 vengono uccisi con armi da fuoco e l’80% degli omicidi rimangono impuniti. La ong ha anche denunciato lo sfruttamento da parte di bande criminali e dei cartelli del narcotraffico di 15/ 20 mila adolescenti. In un altro studio, realizzato sempre dal Redim risulta che, dal 2010, in Messico un bambino o adolescente viene assassinato ogni 36 ore e la morte è legata alla lotta contro il crimine organizzato. Nel 2010 sono stati registrati 174 omicidi; nel 2011, 244; nel 2012, 289. Dall’inizio di quest’anno ci sono stati almeno 50 casi. Si tratta, secondo fonti locali, prevalentemente di crimini usati come monito per spaventare le famiglie. Il 77% di questi omicidi sono commessi con armi da fuoco, il 5% con strangolamento; il 3% con armi da taglio; l’1%, con materiale esplosivo e aggressioni sessuali; il 7% con vari metodi che vanno dallo smembramento al sotterramento dei corpi.

Juan Martin Perez, direttore esecutivo della rete REDIM, chiede che il governo “prenda delle misure preventive e presti attenzione a questi casi e non li lasci impuniti.Per questo lanciamo una commissione internazionale della societa’ civile per seguire il caso del tredicenne José Luis Tehuatlie, vittima di un crimine perpetrato dalla polizia statale che indigna molti settori e che chiede giustizia”.

 

Juan Martin Perez, e’ co-autore del libro che ho appena pubblicato “On children’s rights debt. Reconsidering the debates about working and street children in a globalized world” – Ed. Mediafactory , pag. 308, 2014 – ISBN: 9788898849017, insieme a Veronica Muller, docente dell’Universita di Maringua e attivista del Movimento Nacional Meninos Meninas de Rua (Brasile), a Fabrizio Terenzio, direttore dell’ONG Enda-Senegal, Nandana Reddy, direttrice dell’ONG Converned for Working Children CWC (India), candidata al Premio Nobel per la pace nel 2012 e a Salinari Raffaele – Presidente della Federazione Internazionale Terre des Hommes TDH a livello europeo.

 

Questo libro e´collegato alla carta aperta all’ONU scritto da 74 studiosi ed esponenti della società civile che analizzano il tema dei diritti economici, sociali e culturali dei bambini di strada e lavoratori.

All’iniziativa ha aderito in Italia il Cipsi, Coordinamento di associazioni di Solidarietà e Cooperazione Internazionale. “L’eliminazione di questo fenomeno – dichiara il presidente del Cipsi Guido Barbera – è una sfida enorme”, “che richiede interventi a 360 gradi, di socializzazione, aiuti economici alle famiglie, educazione primaria gratuita ecc. La dignità dell’essere umano riguarda la vita nella sua interezza. Ancor di più, il rispetto dei diritti dei bambini passa necessariamente per il riconoscimento della loro dignità in ogni ambito, sociale, economico, culturale”.

Va sottolineato che le associazioni NATsPER (Treviso), SAL- Solidarieta’ con l’America Latina (Roma), Capodarco-AINRAM (Roma), Terre Madri (Roma) – tutte aderenti al network CIPSI, appoggiano progetti di cooperazione internazionale con i movimenti dei bambini lavoratori in America Latina e Africa.

Questo libro che ho presentato il 30 ottobre scorso a Padova al prof. Papisca Antonio – Cattedra Unesco Diritti Umani dell’Universita’ di Padova e a Roma al Deputato Davide Mattiello (PD) – Commissione antimafia e braccio destro di don Luigi Ciotti-Libera, si pone l’obbiettivo di riaccendere l’attenzione del fenomeno dei bambini e adolescente lavoratori e in situazione di strada, costruendo nuove alleanze attraverso una rete di esperti (proveniente dal mondo universitario, dalle associazioni specializzate della società civile e dalle agenzie delle Nazioni Unite) che lavorino insieme. Negli anni ’90 questo dialogo è stato portato avanti dal Gruppo di lavoro internazionale sul lavoro minorile (IWGCL), in 6 anni ha realizzato studi paralleli in 36 paesi di tutto il mondo. È necessario andare avanti in questa direzione”

 

 

Link Libro:

NEW BOOK EDITED BY MORSOLIN: On children’s rights debt – Reconsidering the debates about working and street children in a globalized world

 

Link articolo in spagnolo:

http://alainet.org/active/78948

 

AUTORE: Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina dove vi lavora dal 2001 analizzando i movimenti sociali e le politiche emancipatorie.

 

26 novembre 2014

Ufficio stampa

Solidarietà e Cooperazione CIPSI è un coordinamento nazionale, nato nel 1985, che associa oltre 40 organizzazioni non governative di sviluppo (ONGs) ed associazioni che operano nel settore della solidarietà e della cooperazione internazionale. Solidarietà e Cooperazione CIPSI è nato con la finalità di coordinare e promuovere, in totale indipendenza da qualsiasi schieramento politico e confessionale, Campagne nazionali di sensibilizzazione, iniziative di solidarietà e progetti basati su un approccio di partenariato. opera come strumento di coordinamento politico culturale e progettuale, con l’obiettivo di promuovere una nuova cultura della solidarietà.