TTIP: 140 associazioni italiane contrarie all’accordo

Ttip, 140 associazioni italiane contrarie all’accordo transatlantico.

Manifestazioni a Bruxelles mentre è in corso l’ottavo giro di negoziati tra le parti in causa. Prossimo appuntamento il 18 aprile. Simbolo dell’accordo sul commercio e gli investimenti tra Usa e Europa è un cavallo di Troia: “L’accordo cambia le regole dei nostri mercati”.

04 febbraio 2015 – 15:50

MILANO – A Bruxelles i manifestanti contrari al Ttip invadono le strade. A seguito di un grande cavallo di Troia gonfiabile, simbolo del Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, di cui è ora in corso l’ottavo turno di negoziati tra Stati Uniti e Unione europea. “Il Ttip è un cavallo di Troia in quanto con la sua stessa esistenza cambierà di conseguenze normative e regole del mercato”, spiega Alberto Zoratti, presidente di Fairwatch e della campagna italiana Stop TTIP. Infatti, una volta ratificato il trattato (tempi previsti: fine 2015), saranno istituite delle strutture tecniche (come la “regulatory cooperation” o la Isds) che cambieranno di conseguenza le regole europee. Per fare un esempio concreto, “ci troveremo il carburante più inquinato perché cambieranno gli standard senza nemmeno che ce li debbano imporre”: sarà già tutto previsto dalle nuove regolamentazioni, aggiunge Zoratti.

Il fronte del no si sta allargando anche in Italia: si sono già raccolte 1,4 milioni di firme. Ci sono 140 associazioni aderenti (dai gruppi di acquisto solidale alle ong alle associazioni di contadini e agricoltori) a cui si aggiungo altri 40-45 comitati locali. Il prossimo appuntamento chiave per la protesta contro il Ttip sarà il 18 aprile, giornata di una mobilitazione “transatlantica” del network contrario al trattato. Che un primo risultato, l’ha già ottenuto: all’inizio delle trattative nulla era trapelato fuori dalle stanze degli incontri. L’ottavo turno invece sarà un negoziato trasparente, alla quale tutti potranno accedere. “È una prima vittoria dei movimenti sociali”, dichiara Zoratti.

Anche le voci istituzionali contrarie al Ttip sono sempre più rumorose. La Grecia di Tsipras ha detto no a tutta la linea, Germania, Francia, Austria e Danimarca criticano fortemente l’Isds, uno strumento che permetterebbe alle grandi multinazionali di risolvere contenziosi con Paesi coinvolti nel trattato attraverso arbitrati invece che con l’iter giuridico tradizionale. “Ma come movimenti restiamo fuori da queste logiche, andiamo per la nostra strada”, continua Zoratti.

Il presidente di Fairwatch sgombra il campo dagli equivoci: “Non è vero che ci rimetteranno tutti. Porterà profitti, ma solo per pochi”. L’esempio che tocca di più cittadini e produttori agroalimentari è appunto la possibilità di potenziare le vendite di alimenti made in Usa. A discapito dei produttori italiani o di altri Paesi europei, costretti a rispettare regolamentazioni più stringenti sulla qualità. “I piccoli produttori diventeranno fuori mercato”: non hanno la forza per poter resistere alla concorrenza interna, né a mantenere livelli produzione per andare all’estero. Secondo le stime citate da Zoratti l’export di allevamento e carni avrà un aumento 250%, le importazioni agroalimentari in Europa registreranno un +118%. “Il nostro mergato interno – prosegue il presidente di Fairtrade – subirà una forte ristrutturazione”. E se fosse davvero un vantaggio per tutti, ironizzano i moviementi, Ttip dovrebbe essere una sigla famosa in tutta Europa. Invece, per ora, è solo uno spettro che fa paura a qualcuno. (lb)

Fonte:  Redattore Sociale

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