Carta di Milano: ecco com’è sparita la finanza
Carta di Milano: ecco com’è sparita la finanza.
È difficile trovare qualcosa su cui non si è d’accordo nella Carta di Milano – il documento con gli impegni che dovrebbero costituire l’eredità di Expo 2015 sulla lotta alla fame, presentato a Milano alla vigilia dell’inizio dell’esposizione universale. Sono tutte affermazioni di buon senso, che chiunque sottoscriverebbe.
A leggerla bene – però – c’è un aspetto che in questa Carta di Milano ci lascia profondamente perplessi. Nel testo è sparito ogni riferimento al tema della finanza, che pure c’era nel Protocollo di Milanosull’alimentazione e la nutrizione, l’iniziativa promossa dal Barilla Center for Food and Nutrition con la collaborazione di tante personalità e sigle della società civile, al quale la Carta di Milano si è ispirata e che cita espressamente fra le sue fonti.
Ecco qui: la Carta di Milano carta-Milano
E qui: il Protocollo di Milano MilanProtocol_it
Certo, non dovevano essere per forza la stessa cosa. Ma l’iniziativa partita da Fondazione Barilla aveva coinvolto organizzazioni della società civile, università ed esperti attraverso una piattaforma condivisa, il Protocollo era stato presentato al governo italiano lo scorso novembre che lo aveva pienamente appoggiato, e pareva dovesse esserci continuità fra questo documento e la Carta di Milano. Così non è stato.
Sulla fame non si specula e la Campagna ZeroZeroCinque, sostenute da numerose realtà del Terzo Settore, in uncomunicato hanno rilevato l’assenza del tema della speculazione finanziaria così come del land grabbing nella Carta di Milano. Di seguito i commenti dell’economista Riccardo, Moro, tra i promotori della campagna “Sulla fame non si specula” e di Leonardo Becchetti, professore di economia politica all’Università degli Studi di Tor Vergata.
«L’influenza del mercato finanziario sulla formazione dei prezzi delle materie prime alimentari è fortissima e indebolisce le comunità» commenta l’economista Riccardo Moro, tra i promotori della campagna “Sulla fame non si specula”. «La crisi finanziaria del 2008 ha provocato la più lunga e intensa volatilità dei prezzi del cibo della storia, pesando sui poveri di oggi, ma anche su quelli di domani scoraggiando gli investimenti per assicurare il futuro accesso al cibo quando saremo 9 miliardi di persone e aumentando possibilità future tensioni sociali. Governare il mercato finanziario per evitare che le sue dinamiche e le speculazioni pesino sul cibo si può. Non farlo significa scegliere di chiudere gli occhi sulle conseguenze».
«La sparizione del riferimento alla speculazione finanziaria sul cibo e sulle materie prime nella carta di Milano è l’ennesima dimostrazione che il problema numero uno dell’economia globale è la sudditanza del potere politico e delle istituzioni a lobby finanziarie più grandi degli stati» afferma l’economista Leonardo Becchetti, professore di economia politica all’Università degli Studi di Roma e tra i promotori della campagna “005”.
«Ci vorrà tempo prima di riavere un vero equilibrio dei poteri ma ci dobbiamo riuscire. E il tutto avverrà quanto più i cittadini impareranno a votare con il loro portafoglio per la finanza veramente al sostegno dell’economia reale. Intanto assistiamo allo scandalo di una parte del mondo finanziario arrogante ed autoreferenziale che non si rende minimamente conto di come meglio potrebbero essere usate le immense risorse a disposizione per salvare vite umane e promuovere sviluppo sostenibile.
Ma salvare vite umane è meno importante che disturbare manovratori che scommettono con algoritmi ad alta frequenza enormi somme di denaro e accaparrano risorse alimentari col solo scopo di speculare sui prezzi del cibo. L’approvazione di una tassa molto piccola sulle transazioni finanziarie che sarebbe un risultato minimo di civiltà in questo contesto appare come un’eresia contro l’ideologia dominante. L’Europa è vicina a questo traguardo. Se riuscirà a raggiungerlo sarà una prima dimostrazione di riequilibrio dei poteri».
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