domenica, Dicembre 22, 2024
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Europa-Grecia: alla fine i predatori hanno vinto

Pubblichiamo in anteprima un articolo di Riccardo Petrella della Copertina dedicata all’accordo Europa-Grecia della rivista Solidarietà Internazionale, in stampa,  del Cipsi.  

ALLA FINE I PREDATORI HANNO VINTO

di Riccardo Petrella

 

Che senso ha “restare in Europa” come schiavi, senza diritti?

 

Economia significa “le regole della casa” (dal greco oikos nomos), la maniera di organizzare il vivere insieme di una comunità umana. Già l’anno scorso Warren Buffet (finanziere, da anni il secondo uomo più ricco del mondo dopo il suo amico Bill Gates) affermò “da decenni è in corso una guerra mondiale tra ricchi e poveri. Noi ricchi abbiamo vinto”. Il mattino del 13 luglio 2015 la battaglia tra il denaro e il senso del vivere insieme é stata vinta dal denaro. Si dice che l’Europa ha salvato la Grecia ed evitato una gravissima crisi dell’euro e dell’Europa.

Chi ha salvato chi e cosa? Quel che é successo ha dimostrato che “l’Europa che ha salvato” non ha niente a che vedere con l’Unione, né tanto meno con la “comunità europea”. Il “chi” sono stati soprattutto i membri della Troika (la Banca centrale europea, la Commissione europea ed il Fondo monetario internazionale), rappresentanti portavoce soprattutto di due soggetti potenti: i creditori (il denaro) e gli Stati più forti (essenzialmente la Germania, e per lei un ministro rappresentante della frangia più autoritaria e dominatrice del paese). Il Parlamento europeo non ha avuto alcuna influenza. L’Europa che ha imposto “l’accordo” (!) al popolo greco, il quale invece aveva chiaramente espresso la volontà di rinegoziarne i principi e le modalità, è l’Europa oligarchica degli interessi dei più forti.

Il 13 luglio si é consumato, nuovamente, dopo quello messo in luce dalle politiche migratorie dell’UE, il dramma della democrazia europea. Le misure di austerità imposte sono sempre quelle cui l’Europa ha sottomesso la Grecia negli ultimi cinque anni, e che hanno mantenuto il paese nella recessione. Il nuovo piano di “salvataggio” manterrà la Grecia nella recessione: diminuzione della produzione e del reddito, deficit del bilancio dello Stato in ulteriore crescita o, al massimo, stazionario, intensificazione dell’impoverimento del popolo greco. Due anni fa, uno studio del Fmi dimostrò che l’austerità era una scelta sbagliata.

 

LA CECITÀ DEI POTENTI EUROPEI

È incredibile constatare come la cecità del denaro e della potenza possa condurre a perseguire delle politiche aberranti, e ad accusare i cittadini di essere i colpevoli della loro disgrazia. Penso sinceramente che coloro che hanno imposto il diktat sono dei criminali legalizzati. La Grecia non è stata salvata. Il diktat del 13 luglio non l’ha rimessa in piedi, ma l’ha rinchiusa ancora di più in una prigione finanziaria la cui chiave è in mano ai signori del denaro e ai potenti. Non si può più parlare di sovranità della Grecia.

I signori del denaro si sono impadroniti del potere in e sull’Europa. Essi hanno annichilito con pervicacia e violenza un popolo debole che erano riusciti ad assoggettare, ma che negli ultimi mesi si era ribellato. Ai suddetti signori poco importa la Grecia (questa pesa poco sull’economia dell’Eurozona). Quel che conta è che non è accettabile che un popolo “piccolo” e debole si ribelli contro i signori ed i potenti. In fondo, in termini economici, anche se sono ancora in gioco parecchie decine di miliardi di euro, il debito greco non è la vera questione. Quando ii sistema economico dei signori e degli Stati potenti ha rischiato di saltare in aria, essi non hanno esitato ad “aiutarsi” mobilitando più di 50 mila miliardi di dollari per “salvarsi”, facendo pagare i loro errori madornali ai cittadini, all’insegna di “too big to fail” (parlavano beninteso delle banche). La Grecia, invece, è “too small to be saved'”! Se la Grecia fosse stata la Deutsche Bank , il principio di “too big to fail” avrebbe giocato in pieno.

La vera questione è che l’ordine dei signori del denaro e degli Stati potenti  non può essere messo in discussione. In caso di disobbedienza, la punizione deve essere all’altezza dell’offesa fatta ai potenti, per servire anche da lezione per qualsiasi altra eventuale intenzione di rivolta.

 

UN VERO DIKTAT

Ciò facendo, il diktat del 13 luglio non ha nemmeno salvato l’Europa. Paradossalmente, ma solo in apparenza, i signori hanno ricevuto l’appoggio di altri paesi “deboli” dell’Europa, che hanno accettato la sottomissione e non si sono rivoltati. I paesi deboli sottomessi sono stati così sconfitti ed assoggettati una seconda volta. Vincendo, la violenza predatrice del denaro ha distrutto la “comunità” europea già affossata dal Trattato di Maastricht (1992), che aveva condotto a diluire il nome dell’Europa da “Comunità europea” in “Unione europea”. La predazione dell’Europa ha trovato piena capacità di espressione in due strumenti micidiali: il mercato unico interno, “contro lo Stato”, costruito per togliere di mezzo gli interventi degli Stati membri nelle materie coperte dal mercato interno; la moneta unica “senza Stato”, cioè senza governo politico europeo. In questo contesto, i predatori hanno potuto scorazzare e divorare quel che più era necessario per soddisfare i loro desideri.

 

UNA SCONFITTA DEL VIVERE INSIEME

Stiamo vivendo una grande sconfitta del vivere insieme. Che senso ha oramai dire che la Grecia “resta in Europa”? La Grecia non è stata buttata fuori dall’euro, formalmente, ma è stata buttata a terra e calpestata. La fiducia tra i popoli del nord dell’Europa e quelli del sud (per anni denominati dai signori del denaro i Pigs, che in inglese significa “maiali”, cioè il Portogallo, l’Italia, la Grecia e la Spagna), ma anche tra gli stessi popoli del sud e tra quelli del nord, si è liquefatta in tanti rivoli di diffidenza, di insulti, di acrimonia.

Il problema non è “euro si” o “euro no”, ma le scelte politiche in materia economica e sociale dell’Unione, e in particolare monetaria e finanziaria, e nella creazione di una reale integrazione politica federale e sociale nella solidarietà effettiva. Oggi liberarsi dal giogo di queste scelte, anziché rimanerne sottomessi, è fare un atto di costruzione dell’Europa. Chiunque ha tentato di rivoltarsi è stato punito. I predatori al potere continuano ad accusare la Grecia di aver tentato di distruggere l’Europa. Sono dei mistificatori, dei falsi. Sono le loro politiche che hanno distrutto la “comunità europea” e dato alimento a tutti i reazionari nazionalisti tipo UKIP e xenofobi razzisti alla Salvini ed alla Orban.

Resto convinto che il rifiuto da parte della Grecia del diktat del 13 luglio, per quanto portatore inizialmente di penosissime condizioni per il popolo greco, rimane una soluzione preferibile alla sua accettazione. Beninteso, non sono che uno spettatore e non vivo il dramma che i cittadini della Grecia stanno vivendo da anni, e vivranno nei prossimi mesi. Non ho alcun diritto di affermare quanto sopra, ma penso che anche noialtri decine di milioni di cittadini dell’UE stiamo soffrendo.

La battaglia per un’altra Europa è ricominciata. Grazie al popolo greco, grazie a Syriza, grazie a Tsipras. Con grande rispetto.

Ufficio stampa

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