domenica, Novembre 24, 2024
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“Cinquanta sfumature di fisco creativo”, Rapporto Europeo annuale sulla giustizia fiscale

“Cinquanta sfumature di fisco creativo”, Rapporto Europeo annuale sulla giustizia fiscale.

È stato lanciato lo scorso novembre il Rapporto “Cinquanta sfumature di fisco creativo”, Rapporto Europeo annuale sulla giustizia fiscale coordinato da Eurodad e curato da Re:Common in Italia.

Risulta sempre più chiaro che i singoli cittadini in tutto il mondo stanno pagando il caro prezzo della crisi nel sistema fiscale globale. Cresce anche la consapevolezza che i paesi più poveri del mondo subiscono conseguenze ancor maggiori dei paesi ricchi e che, in effetti, stanno pagando il prezzo di un sistema fiscale globale che non hanno creato.

Il rapporto – il terzo di una serie – indaga sul ruolo dell’UE nella crisi fiscale globale, ne analizza gli sviluppi e suggerisce soluzioni concrete. La sua redazione ha visto il contributo di organizzazioni della società civile (CSO) in 14 paesi UE, i cui esperti hanno analizzato gli impegni assunti e le azioni intraprese dai rispettivi governi nazionali in termini di lotta al tax dodging e garanzia della trasparenza. Ogni paese è messo a confronto con gli altri 14 Stati Membri su quattro nodi critici: l’equità dei propri trattati fiscali con i paesi in via di sviluppo; la volontà di porre fine alle shell company e fiduciarie anonime; il sostegno a una maggiore trasparenza delle attività economiche e i pagamenti fiscali delle imprese multinazionali; l’atteggiamento nei confronti dei paesi più poveri, per permettere loro di avere un posto al tavolo in cui vengono negoziati gli standard fiscali globali. Per la prima volta, il rapporto offre una valutazione non solo delle performance degli Stati Membri UE, ma punta i riflettori anche sulla Commissione europea e il Parlamento europeo. Il rapporto si occupa delle politiche nazionali e delle posizioni dei governi sulla legislazione europea presente e futura, così come sulle proposte di riforma globale.

Nel complesso, sono emersi i seguenti risultati:

  • Per quanto siano state apportate piccole modifiche e siano state chiuse alcune scappatoie legali, il complesso e mal funzionante sistema europeo fatto di ruling fiscali per le imprese, trattati, società di comodo e regimi speciali di tassazione societaria resta tuttora in piedi.
  • Rispetto alla domanda “Quante tasse pagano le multinazionali e dove conducono i propri affari?”, i cittadini dell’Unione, i parlamentari e i giornalisti vengono ancora lasciati nel buio, insieme ai paesi in via di sviluppo.
  • Le fughe di notizie sono diventate una fonte primaria di informazione pubblica sul tax dodging delle multinazionali. Ma a pagarne l’alto prezzo sono le persone coinvolte direttamente in quanto gli informatori e persino i giornalisti che hanno svelato il tax dodging delle multinazionali sono attualmente sotto processo e rischiano anni di reclusione.
  • Oltre 100 paesi in via di sviluppo restano ancora esclusi dai processi decisionali in cui vengono stabiliti le regole e gli standard fiscali globali. Nel 2015, i paesi in via di sviluppo hanno combattuto una battaglia cruciale per la democrazia fiscale globale durante la conferenza sul Finanziamento per lo Sviluppo di Addis Abeba. Ma l’UE ha scelto la linea dura opponendosi a questa richiesta e ha svolto un ruolo chiave nel bloccare la proposta di creare un organismo fiscale davvero globale.
  • La Francia, capofila in passato nel richiedere accesso pubblico alle informazioni sulla fiscalità delle multinazionali, ha smesso di spingere per portare avanti la richiesta di trasparenza societaria. Contrariamente alla promessa di creare “trasparenza”, sempre più stati UE propongono adesso rigorose norme di riservatezza per nascondere quante tasse vengono pagate dalle multinazionali.
  • La Danimarca e la Slovenia sono leader in quanto a trasparenza sui titolari effettivi delle società, avendo annunciato non solo l’introduzione di un registro pubblico sulla titolarità delle imprese ma anche la decisione di limitare o, nel caso della Slovenia, addirittura evitare la tentazione di introdurre costruzioni opache come le fiduciarie, che possono offrire alternative valide per nascondere la proprietà.

Però, in alcuni paesi europei, e in particolare in Lussemburgo e in Germania, è tuttora disponibile un ventaglio di opzioni per nascondere la proprietà e riciclare denaro.

  • Tra i 15 paesi oggetto di questo studio, la Spagna si conferma di gran lunga il negoziatore di trattati fiscali più aggressivo. Infatti, nei suoi trattati fiscali con i paesi in via di sviluppo, la Spagna è riuscita ad ottenere uno sconto medio delle aliquote fiscali dei paesi in via di sviluppo di 5.4 punti percentuali.
  • Il Regno Unito e la Francia sono stati capofila nel bloccare la richiesta dei paesi in via di sviluppo di ottenere un posto al tavolo in cui si decidono gli standard e le norme fiscali globali.

Per info: http://www.recommon.org/cinquanta-sfumature-di-fisco-creativo/

 

Ufficio stampa

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