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24 marzo, Roma. “Noi femministe, riprendiamo la parola sull’Europa che vogliamo”

A 60 anni dai trattati di Roma, noi femministe riprendiamo parola sull’Europa che vogliamo. Unite e solidali rivendichiamo il valore di un progetto europeo di unità fondato sul riconoscimento e la valorizzazione delle differenze e rifiutiamo ogni appiattimento su standard neutri, definiti soltanto dall’economia.

Rifiutiamo un’Europa dei muri, declinata sulle priorità della finanza, un’Europa che, mentre denuncia i muri innalzati da altri, non sanziona i paesi membri che li innalzano ai propri confini.

Rifiutiamo un’Europa che priva di una politica estera di pace autorevole e significativa, tollera quegli stati membri che mercanteggiano in armi e partecipano a conflitti armati che producono migliaia di vittime e di profughi.

L’Europa è stata un terreno che le donne hanno agito e segnato nell’ispirazione di fondo, battendosi per affermare in ogni campo e nel mondo il punto di vista e la dimensione di genere: uguaglianza, equità e giustizia, garanzia dei diritti umani, politici, civili, sociali, economici e culturali, contrasto al sessismo sistemico, a razzismo, xenofobia e ad ogni forma di violenza.

Grande è stato l’impegno delle donne per costruire un’Europa dell’accoglienza, dell’inclusione e della protezione internazionale, per tutti/e, cittadini e cittadine europee, migranti e richiedenti asilo: dalle lotte per la cittadinanza europea di residenza e il ricongiungimento familiare, a quelle contro il traffico di esseri umani, per l’accesso dei/delle migranti all’assistenza sanitaria-inclusa la salute sessuale e riproduttiva-, all’istruzione, all’abitare, al lavoro e all’assistenza legale.

Oggi ci troviamo di fronte al rischio di sgretolamento del progetto unitario e solidale dell’Europa, che passa attraverso lo smantellamento dello stato sociale provocato dalle politiche di austerità, l’aumento delle ingiustizie, delle povertà e dell’esclusione, la precarietà del lavoro elevata a sistema. Governi e istituzioni  europee si sono trovati d’accordo su politiche   che, in violazione degli stessi diritti riconosciuti nella Carta di Nizza, portano al respingimento dei/delle richiedenti asilo, incluse le vittime di tratta, e di migliaia di donne e uomini che fuggono anche dai disastri provocati dalle politiche interventiste e neo-colonialiste di alcuni Stati membri dell’Unione Europea e dell’occidente: guerre civili, dittature (sostenute da paesi dell’UE), impoverimento, catastrofi ecologiche.

Tutto ciò a fronte del deficit di rappresentanza che impedisce alle donne e agli uomini di Europa di far sentire la loro voce, di sentirsi cittadine e cittadini, mentre si restringono e si delegittimano gli spazi di confronto con la società civile, con le reti organizzate e con i movimenti che non siano lobby di potere economico e finanziario.

Forti delle nostre pratiche, siamo convinte che questa Europa che rinnegadiritti umani e differenza di genere è un’Europa che rischia di implodere e di morire. Ma la distruzione del progetto europeo sarebbe un disastro per le donne e in particolare per le più povere, per le più emarginate, come per tutti e tutte coloro che vivono in condizioni di vulnerabilità.

L’Europa si è fatta nel passato promotrice della crescita dei diritti, del welfare e delle opportunità, della pace: un patrimonio che sta dilapidando, ma la risposta non è tornare nel chiuso dei nostri recinti nazionali.

Occorrono nuove regole democratiche e partecipative che pongano le donne e i loro pensieri al centro ed un nuovo paradigma, una nuova visione dell’Europa che in tutti i campi elabori proposte politiche nuove profondamente discontinue rispetto alla situazione presente, a partire dalla firma e ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne (2011), come raccomandato dal Parlamento Europeo.

Facciamo del 2017 un anno di mobilitazione delle donne, per costruire insieme nel rispetto della diversità, proposte concrete, progetti e visioni per la nostra Europa unita e solidale.

A Roma il 25 marzo si riuniranno i capi di stato e di governo dell’Unione Europea. Noi vogliamo esserci, far sentire le nostre voci.

Vi aspettiamo con le vostre proposte e idee il 24 marzo all’assemblea presso l’Università La Sapienza – sala “Aldo La Ginestra” della Facoltà di Chimica dalle 14 alle 19 per riconoscerci, ritrovarci, lavorare insieme.

N.B. Questo testo è fortemente segnato da un’ottica femminista ma naturalmente l’adesione è aperta a tutti i soggetti che ne condividono l’impostazione

 Per aderire: direttivo.cid.2011@gmail.comsegreteria@casainternazionaledelledonne.org

 

Prime adesioni:

Casa Internazionale delle Donne- Roma

CILAP EAPN Italia

Be Free

Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne

Gioventù Federalista Europea

Ass. Antigone

Ass. Parsec

Assolei

Rete delle città vicine

Udi Nazionale

Wilpf

Ass. Il Cortile-Consultorio di Psicoanalisi Applicata

Rete femminista “No muri, no recinti”

Trama di Terre/Centro Interculturale delle donne

Associazione Corrente Rosa

CILAP EAPN  Basilicata

Associazione IRFEDI, Basilicata

ERMES, cooperativasocialeonlus

DWF – Donna Woman Femme

Ass. Vita di Donna

Noi Donne

Cultura è libertà

Ass. Donne e scienza

A.F.F.I.

ADIF – Associazione Diritti e Frontiere

Annita Benassi

Mariella Paciello

Ione Pontani

Eleonora Forenza

Ufficio stampa

Solidarietà e Cooperazione CIPSI è un coordinamento nazionale, nato nel 1985, che associa oltre 40 organizzazioni non governative di sviluppo (ONGs) ed associazioni che operano nel settore della solidarietà e della cooperazione internazionale. Solidarietà e Cooperazione CIPSI è nato con la finalità di coordinare e promuovere, in totale indipendenza da qualsiasi schieramento politico e confessionale, Campagne nazionali di sensibilizzazione, iniziative di solidarietà e progetti basati su un approccio di partenariato. opera come strumento di coordinamento politico culturale e progettuale, con l’obiettivo di promuovere una nuova cultura della solidarietà.

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