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Gli attivisti di tutta Europa davanti alle basi con armi nucleari: “E’ tempo di metterle al bando!”

A pochi giorni dall’inizio dei negoziati ONU (in avvio il 27 marzo 2017) che discuteranno la strada per un Trattato di messa al bando degli ordigni nucleari le associazioni europee per il disarmo nucleare ricordano che le bombe atomiche sono già tra noi
Secondo gli ultimi dati diffusi in questi giorni dalla Federation of American Scientist gli ordigni nucleari statunitensi dislocati sul continente europeo per il cosiddetto programma di “nuclear sharing” sono almeno 150. E si trovano in Belgio (20), Germania (20), Italia (40: 20 ad Aviano e 20 a Ghedi), Paesi Bassi (20 e Turchia (50). Secondo quest’ultimo aggiornamento dunque l’Italia non è più il Paese che ospita sul proprio territorio il maggior numero di ordigni nucleari stranieri, come invece avvenuto per diversi decenni

Le bombe americane installate in Europa sono come detto sottoposte al cosiddetto “nuclear sharing”: alcune bombe definite a chiave singola sono bombe americane che saranno lanciate in caso di conflitto da aerei americani, altre definite a chiave doppia sono bombe americane che, in caso di conflitto saranno lanciate da aerei del paese ospitante. Le bombe di Aviano sono a chiave singola, mentre quelle di Ghedi sono a chiave doppia.

Ma è proprio per ricordare questa situazione, che indebolisce le prescrizioni e gli obiettivi del Trattato di Non Proliferazione elaborato negli anni ’70, che gli attivisti per la pace e il disarmo di diverse organizzazioni europee si sono dati appuntamento davanti alle basi che custodiscono armi nucleari per dire con forza “E’ arrivato il momento di andarsene! Mettiamo al bando le armi nucleari! Time to go! Ban nuclear weapons!”

In questi ultimi giorni gruppi disarmisti hanno organizzato azioni fotografiche coordinate davanti alle installazioni militari nucleari dei propri Paesi, come gesto di sostegno ai negoziati per un Trattato che metta al bando le armi nucleari, in avvio a New York lunedì 27 marzo.

“Il contesto del possibile trattato ONU sulla proibizione della armi nucleari sarebbe molto utile per procedere alla rimozione delle armi nucleari installate su territorio altrui – sottolinea il prof. Paolo Cotta Ramusino, Segretario Generale Pugwash – Con un Trattato ONU i Paesi non nucleari diverrebbero di fatto zone libere da armi nucleari. E questo sarà possibile anche se i Paesi che possiedono armi nucleari non aderiranno, come è da prevedersi, al Trattato stesso”.

Le manifestazioni si sono svolte davanti ad Aviano e Ghedi (Italia), Kleine Brogel (Belgio), Büchel (Germania) e Volkel (Paesi Bassi) e hanno creato molto interesse sui negoziati delle Nazioni Unite.

“Tutte queste iniziative servono a esplicitare come le popolazioni europee e la società civile siano chiaramente in favore del disarmo nucleare, mentre i Governi continuano a scegliere di basarsi su una teoria ormai antiquata e inefficace come quella della deterrenza – sottolinea Francesco Vignarca di Rete Disarmo – ma il punto vero è che l’impatto umanitario degli ordigni nucleari è ormai incontrollabile e per questo il mondo dovrebbe cambiare direzione”.

I manifestanti in Belgio, Italia, Germania e Paesi Bassi chiedono ai loro Governi di partecipare, con spirito costruttivo, ai negoziati sulle armi nucleari a partire da una immediata rimozione degli ordigni dai loro Paesi.

Inoltre, nei parlamenti del Belgio e dell’Italia si sono presentate o si presenteranno mozioni per impegnare i Governi a partecipare in buona fede ai negoziati, impegno già assunto invece formalmente dal Governo dei Paesi Bassi.

Fonte: Rete Italiana per il Disarmo – 24 marzo 2017

Ufficio stampa

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