Razzismo in Italia: lo stato dell’arte fotografato da Lunaria
Ordinario, legittimato, ostentato. Ecco il volto del razzismo in Italia.
La fotografia nel Quarto libro bianco realizzato da Lunaria.
Dalla retorica della paura, fino alle violenze e alle campagne di criminalizzazione della società civile, il fenomeno in Italia sta assumendo un carattere sempre più definito e preoccupante.
ROMA – Le barricate in strada contro l’arrivo dei rifugiati, le aggressioni fisiche, i discorsi stigmatizzanti fino alla delegittimazione dell’operato della società civile con la campagna contro il salvataggio in mare delle ong. Il razzismo in Italia è un fenomeno crescente, che sta assumendo un carattere sempre più definito: ordinario, ostentato e, a volte, orientato anche a livello istituzionale. A sottolinearlo è il “Quarto libro bianco sul razzismo”, presentato a Roma da Lunaria. L’associazione ha monitorato 1483 casi di discriminazione e di violenze fisiche e verbali tra l’1 gennaio 2015 e il 31 maggio 2017, documentate in Cronache di ordinario razzismo.
Il rapporto sottolinea come i discorsi stigmatizzanti e aggressivi incoraggino atti e comportamenti discriminatori nella vita quotidiana, ma “può accadere anche il contrario: le manifestazioni di intolleranza, di xenofobia e di razzismo sono “documentate in video, esibite e rivendicate on line” si legge. Tra i casi analizzati, quello delle due donne rom chiuse in una gabbia a Follonica nel febbraio scorso, le barricate costruite per impedire l’arrivo di 12 donne e 8 bambini richiedenti asilo a Gorino nell’ottobre 2016, l’aggressione compiuta contro un richiedente asilo ad Acqui Terme il mese scorso.
Il razzismo ha ucciso molte volte. Tra i casi più gravi il dossier ricorda quelli con vittime mortali, come nel caso di Muhammad Shazad Kan, cittadino pakistano di 28 anni, picchiato a morte a Roma nel quartiere di Tor Pignattara il 18 settembre 2014. Oppure di Roberto Pantic nella notte tra il 21 e 22 febbraio 2015 a Calcio (BG), ucciso con un colpo di pistola mentre stava dormendo nella sua roulotte. Fino a Emmanuel Chidi Namdi, richiedente asilo nigeriano di 36 anni, è morto il 5 luglio 2016 a Fermo perché ha “osato” ribellarsi di fronte a un insulto rivolto alla sua compagna. E, ancora, Yusupha Susso, 21 anni, studente di origine gambiana, insultato, picchiato e colpito da uno sparo alla testa a Palermo nelle strade di Ballarò da un gruppo di uomini il 2 aprile 2016, si è invece salvato.
Le notizie omesse e le campagna di criminalizzazione, il razzismo nei media: un altro tassello importante è quello dei media. Secondo Lunaria gli organi di informazione assecondano il razzismo talvolta in modo esplicito, più spesso omettendo le notizie scomode o lanciando campagne stigmatizzanti. Gli sbarchi di migranti nell’Italia meridionale, la crisi umanitaria in Grecia e lungo la cosiddetta Rotta Balcanica, le indagini giudiziarie sulla gestione dei centri di accoglienza, hanno prestato il fianco al rilancio di una criminalizzazione generalizzata e stigmatizzante dei migranti, dei profughi e dei cittadini stranieri di paesi terzi stabilmente residenti in Italia, con un particolare accanimento contro i cittadini di fede musulmana, in coincidenza con i numerosi attentati che hanno colpito purtroppo l’Europa. Molti i casi ricordati nel rapporto: dalle prime pagine che hanno invitato a “cacciare l’Islam”, al lessico che ha sostituito la parola “clandestini” con quella apparentemente più neutra di “migranti”, alla distratta dimenticanza della morte di Faye Dame nell’Hotel di Rigopiano, poi rigorosamente ricordato come “incensurato”, alla riscoperta delle “percezioni” di insicurezza di un non meglio definito “senso comune”, al recupero delle più “tradizionali” stigmatizzazioni: immigrato come criminale e terrorista, oppure untore o stupratore.
La novità, rispetto al passato, riguarda la delegittimazione operata nei confronti della società civile solidale: da quella che accoglie i richiedenti asilo nelle nostre città alle ong che prestano operazioni di soccorso in mare sino ad arrivare a coloro che offrono solidarietà vicino alle frontiere. Tra le omissioni più eclatanti vi è invece l’omicidio di Mohamed Habassi, perpetrato a Parma nella notte tra il 9 e il 10 maggio 2016. Tra gli incidenti imprevisti una trasmissione di grande audience in cui i rom sono stati definiti da un ospite in studio la “feccia della società”.
Le responsabilità delle istituzioni e della politica: dai decreti Minniti Orlando al codice di condotta. Il dossier di Lunaria chiama in causa anche chi ha doveri istituzionali. “Alle radici del rigurgito di razzismo che, soprattutto dagli inizi del 2016 è tornato ad attraversare il nostro paese, vi è una precisa responsabilità della politica che, come già è avvenuto in passato, ha riesumato l’antica ricetta securitaria con politiche migratorie e sull’asilo sempre più restrittive – sottolinea -: le due leggi Orlando-Minniti approvate lo scorso aprile, ma ancora prima la scelta di fermare l’operazione Mare Nostrum, e, dopo, la torsione della cooperazione internazionale alla volontà di impedire ai migranti di arrivare a tutti i costi”. A nuocere è anche la propaganda politica: quella dei partiti che cavalcano la rabbia popolare e quella istituzionale, che agita lo spettro della paura per giustificare la propria incapacità di fornire risposte credibili e di lungo respiro alla crisi economica, sociale e culturale che attraversa ancora l’Italia e l’Europa e che sacrifica a meri calcoli politici l’approvazione della riforma della legge sulla cittadinanza.
L’auspicio: si approvi riforma cittadinanza e si rivedano accordi con Paesi terzi. Infine, Lunaria si augura un cambio di passo. In particolare, rivolgendosi ai senatori auspica che si possa approvare definitivamente la riforma della legge sulla cittadinanza, attesa da almeno un milione di giovani di origine straniera nati o cresciuti nel nostro paese. Inoltre, al governo chiede di rivedere gli accordi con Paesi terzi che non sono in grado di garantire il diritto di asilo. “Singoli e organizzazioni sociali possono praticare dal basso la solidarietà, l’accoglienza e l’inclusione sociale – aggiunge l’associazione -. Succede già in molti luoghi, nel Libro bianco ricordiamo molte di queste esperienze: ed è proprio questa la luce in fondo al tunnel che consente di sperare che combattere il razzismo sia ancora possibile”.