Il “budget oscuro” tra cooperazione e migrazione. Se i fondi restano in Italia
I fondi sulla carta destinati a promuovere lo sviluppo di paesi poveri in realtà rimangono in Italia, destinati all’accoglienza migranti. Parte delle spese utilizzate anche per l’esternalizzazione delle frontiere. La denuncia di Oxfam e Openpolis.
15 gennaio 2018 – ROMA – Crescono le risorse per l’aiuto pubblico allo sviluppo in Italia e in Europa. Le cifre, anno dopo anno, registrano un aumento costante. Ma cosa si finanzia esattamente con questi fondi, e quanto arriva nei paesi più poveri? Ad indagare il budget oscuro tra cooperazione e migrazione, è un lavoro di analisi, realizzato da Openpolis e Oxfam. Le due organizzazioni hanno deciso di fare i conti dell’aiuto pubblico allo sviluppo italiano (aps), incrociando un altro capitolo della spesa pubblica, quello per l’emergenza migranti, definito nel documento di economia e finanze (def) del 2017. Se infatti sempre più spesso si parla di “trasferimento di risorse e mezzi in paesi e aree ancora in difficoltà”, da alcuni anni una quota crescente di aps rimane nei paesi ricchi, dove viene usata per gestire l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo. Questa quota di aiuto sta letteralmente esplodendo: i fondi sulla carta destinati a promuovere lo sviluppo di paesi poveri in realtà rimangono in Italia.
A livello mondiale nel 2016 il volume dell’aps ha superato 154 miliardi di euro, con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente (+33% rispetto al 2011). Rispetto al 2015 l’Italia ha incrementato del 13 per cento le risorse e nel 2016 arriva a destinare all’aps 4 miliardi e 476 milioni di euro. Con l’esplosione dei costi per i rifugiati, aumentano però in modo considerevole i soldi che rimangono nei paesi donatori, tra cui l’Italia, mentre diminuisce costantemente la quota di risorse che raggiunge i paesi più poveri (in gergo i paesi ldcs, least developed countries). I fondi dei paesi Ue destinati ai paesi ldcs passano da 9,7 miliardi di euro del 2011 a 8,5 miliardi nel 2016. I fondi italiani per i paesi ldcs diminuiscono del 71%. Negli stessi anni i fondi dei paesi Ue non allocati geograficamente – voce di bilancio composta in gran parte dai costi per l’accoglienza dei rifugiati – passano da 9,2 miliardi di euro del 2011 a 20,8 miliardi di euro nel 2016. Nel nostro paese l’impegno per la voce rifugiati è aumentato del 63,4 per cento solo nell’ultimo anno, passando dai 960 milioni di euro del 2015 a 1 miliardo e 570 milioni del 2016. Nel 2015 costituiva il 24,3% dell’aps totale, per arrivare al 35% nel 2016.
Il caso emblematico del fondo Africa: interventi in Niger, Tunisia e Libia per il controllo delle frontiere. Il fondo Africa è stato dotato per il 2017 di 200 milioni di euro, ma per Oxfam e Open polis rappresenta una vicenda emblematica per la contiguità stabilita ufficialmente tra cooperazione, controllo delle frontiere e aspetti militari. Dei fondi totali sono stati rendicontati solo 143 milioni di euro e comprendono anche interventi militari. Il Niger riceve il 48 per cento di queste risorse, seguito dalla Libia a cui va il 29%. Tra gli interventi in apparenza di tipo militare si segnalano i 12 milioni di euro destinati alla Tunisia per la manutenzione di motovedette, rimpatri celeri e formazione di polizia di frontiera. “Il Fondo speciale Africa per noi era una bella novità, anche se dall’inizio abbiamo evidenziato delle criticità come la mancanza di continuità, che è uno degli elementi di efficacia dei progetti di aiuto allo sviluppo – spiega ancora Petrelli -. Inoltre, nel decreto esecutivo si parlava di relazioni trimestrali sul fondo. In realtà i primi dati li abbiamo avuti grazie alle interrogazioni parlamentari di Lia Quartapelle, e alle risposte del sottosegretario Della Vedova. Il problema non sono solo i fondi dati per le motovedette – aggiunge il responsabile di Oxfam – ma che il fondo non sia utilizzato per programmare buone pratiche su immigrazione e sviluppo. Buona parte di questi 140 milioni di euro sono spese per fare gestione delle frontiere e non per iniziative di qualità di aiuto allo sviluppo”. Alla luce di questa analisi Openpolis ed Oxfam chiedono che gli impegni presi in tema di cooperazione vengano mantenuti a livello quantitativo e che “sul piano della qualità e dell’efficacia che ci sia progressivo percorso finalizzato all’azzeramento dell’aiuto gonfiato. E che tutti i dati siano trasparenti e chiari”.
Fonte: www.redattoresociale.it
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