Monitorare per migliorare: il Servizio Civile e le donne di Pikine Est
Il Servizio Civile delle quattro volontarie CIPSI in Senegal è agli sgoccioli, ed è arrivato il momento della restituzione alla comunità di Pikine Est del lavoro di ricerca che le ha viste impegnate nei primi mesi dell’anno. L’attività di ricerca è consistita in un questionario di monitoraggio e valutazione, sottoposto a 65 gruppi di donne sui 122 presenti a Pikine Est che negli ultimi anni hanno usufruito delle formazioni organizzate dal CIPSI in collaborazione con il Comune attraverso lo sportello comunale GIOFF (Guichet d’information, d’orientation et de formation pour les femmes de Pikine Est), situato all’interno della Maison de la Femme di Pikine Est. Sono stati individuati i gruppi che nel 2016 hanno beneficiato delle formazioni su leadership femminile, gestione delle associazioni e commercializzazione dei prodotti, e nel 2017 e 2018 delle formazioni del progetto “PONTI: Inclusione sociale e economica, giovani e donne, innovazione e diaspora” su micro-giardinaggio e trasformazione di frutta e verdura.
Il questionario, diviso in 3 parti, mirava ad interrogare i gruppi su quali formazioni erano state seguite negli anni passati e se erano state messe in pratica o, in caso contrario, a verificare la dinamicità delle attività portate avanti e fornire una panoramica sulle risorse economiche gestite dalle donne, nonché a fotografare lo status del riconoscimento giuridico. Anche guardando solo alla metà delle associazioni di donne di Pikine Est si può già notare la loro grande dinamicità e complessità: nessun gruppo è mai veramente uguale ad un altro, variando nel numero delle iscritte, nella quota mensile versata, nel tipo di attività comuni e di aspirazioni. Complessivamente emerge un trend positivo a Pikine Est: un forte aumento delle donne che hanno seguito negli scorsi anni delle formazioni, una crescita del loro potenziale economico e del numero di gruppi (quasi il 90%) che è oggi in possesso o in attesa di un riconoscimento giuridico. Una grande differenza rispetto al 2015, quando circa la metà dei gruppi non aveva alcuna formalizzazione.
È importante, tuttavia, leggere oltre i numeri per puntare ad un miglioramento costante, per esempio: talvolta questa ‘corsa alla formalizzazione’ non è accompagnata da una reale consapevolezza degli obblighi derivanti da una forma giuridica piuttosto che un’altra. Un’altra delle difficoltà riscontrate è stata quella della scarsa messa in pratica, a fine corso, delle formazioni ricevute. Pressoché la metà dei gruppi non ha implementato le nozioni apprese, e solamente il 31% si è adoperato per una demultiplicazione (con quindi dimostrazione pratica delle nozioni apprese a beneficio di tutto il gruppo ed investimento in materia prima e/o materiali). La motivazione è stata in più della metà dei casi la scarsità di mezzi economici per acquistare appunto materia prima o materiali, oppure da problemi organizzativi, come mancanza di tempo o di accordo tra i membri per trovare un momento di restituzione.
Tra le proposte per il futuro, dunque, c’è quella di un accompagnamento finanziario dei gruppi tramite una piccola cassa di micro-credito con base alla Maison de la Femme, nonché l’incoraggiamento ad usare i suoi materiali e spazi. Inoltre, appare importante spingere su sistemi di autofinanziamento delle formazioni, supportando il GIOFF nello sviluppo di pacchetti di formazioni con formatori locali in Wolof, soprattutto per quei corsi richiesti in via prioritaria dalle donne: dai più teorici di gestione finanziaria e d’impresa e di rafforzamento della leadership femminile, ai più pratici di trasformazione di frutta e verdura. Un corso molto gettonato, quest’ultimo, perché è un’attività che permette alle donne di replicare fin da subito a casa propria gli insegnamenti ricevuti, con materie prime facilmente reperibili al mercato e con prodotti che, oltre ad essere potenzialmente venduti, servono per la sussistenza quotidiana della loro famiglia. Alcune delle intervistate, però, pensano che a Pikine risulterebbe difficile far passare l’idea di finanziarsi da soli dei corsi di formazione: le donne, abituate a riceverli gratuitamente, sarebbero restie nella pratica ad investirci i propri risparmi di gruppo.
Risparmi e potenziale economico che continua a crescere: molti sono i gruppi che hanno aumentato considerevolmente la quota mensile a carico di ogni membro e dunque il totale di prestito ottenuto dalle donne per farne ciò che meglio credono. Emergono grandi differenze tra gruppi che si sono creati semplicemente per trovare una fonte di entrate in più per le spese domestiche senza ricorrere ad istituti finanziari classici e quelle che invece hanno un progetto di attività comune. Tra i primi prevarrà dunque l’attenzione ai prestiti rotativi o lotteria, e l’idea per il futuro di potenziare questi sistemi di micro-credito, mentre per i secondi sarà importante potenziare la coesione di gruppo in vista dell’ampliamento del progetto comune o la messa in pratica delle formazioni. Spicca dunque la necessità di investire nel migliorare il loro funzionamento interno, senza però forzare un lavoro di gruppo laddove la coesione potrebbe non essere ancora matura. In questi casi, è preferibile riconoscere e valorizzare l’importanza ed il senso di indipendenza che anche il ‘solo’ ottenere delle somme per la propria famiglia dà alle donne.
Un’analisi che, lungi dall’essere onnicomprensiva di tutte le sfaccettature che caratterizzano le donne di Pikine Est, fornisce comunque una base per meglio operare nei prossimi mesi di accompagnamento della comunità di questa periferia di Dakar.
Giada Cicognola, 31 agosto 2018