La minaccia chimica nel 2019
da IRIAD
Il 29 aprile è la giornata mondiale in ricordo delle vittime delle armi chimiche. Tale data è connessa al fatto che le armi chimiche, usate massicciamente nel corso della prima guerra mondiale, sono state bandite dalla comunità mondiale con un’apposita convenzione entrata in vigore proprio il 29 aprile del 1997. Ad oggi sono ben 193 Stati che aderiscono a tale Convenzione. Tra gli stati firmatari Israele non ha ancora ratificato la Convenzione, firmata nel 1993.
Secondo l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (sigla OPAC, o in inglese OPCW – Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons), il 98%della popolazione mondiale vive sotto la protezione della Convenzione e il 96% delle scorte di armi chimiche dichiarate dagli Stati possessori sono state distrutte in modo verificabile. L’OPAC rileva che ben il 96,80% delle scorte di armi chimiche dichiarate al mondo è stato distrutto, a fronte di un totale delle scorte dichiarate di agenti chimici di ben 72.304 tonnellate.
Gli esperti dell’OPAC ci dicono che il totale delle scorte distrutte di agenti chimici ammonta a ben 69.987 tonnellate e che delle 97 strutture di produzione di armi chimiche (CWPF)74 sono state distrutte e 23 convertiteper scopi pacifici, mentre 19 sono invece ancora le strutture e i siti da ispezionare.
Nonostante questo impegno internazionale, le armi chimiche – che comunque non hanno mai garantito la vittoria finale da parte degli utilizzatori – sono state utilizzate anche in tempi recenti in Siria, in Iraq (ad opera dell’ISIS), in Malaysia (con l’assassinio del fratello del leader nordcoreano Kim Jong-un), nel Darfur (Sudan) e anche in Gran Bretagna (qui per avvelenare l’ex spia russa Sergej Skripal e la figlia Yulia).
La Libia ha chiesto nel 2016 all’OPAC assistenza per la distruzione delle armi chimiche, sia per il deterioramento dei serbatoi di stoccaggio, sia per il timore che i pre-cursori delle armi chimiche (i componenti base) possano cadere nelle mani di terroristi.
Rimangono ancora stock di tali armi da distruggere, ma diversi paesi interessati stanno procedendo a farlo, seppur con ritardi dovuti a varie cause, al punto che anche gli Stati Uniti hanno ottenuto una proroga sino al 2023.
Il timore maggiore nella comunità internazionale è oggi connesso più all’eventuale possesso da parte di formazioni terroristiche che ad un eventuale uso in un conflitto tra stati, data l’alta adesione alla Convenzione e le numerose ispezioni effettuate dall’OPAC (solo nelle industrie quasi 5.000 ispezioni).
Se da un lato non bisogna dimenticare che comunque tali armi in modo relativamente facile potrebbero essere prodotte da laboratori o industrie del settore, dall’altro la Convenzione e l’OPAC hanno attivato un meccanismo di controllo efficace a livello internazionale che permette di considerare le armi chimiche una minaccia non incombente, ma comunque sempre da monitorare.
Maurizio Simoncelli
Vicepresidente IRIAD
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