Celebriamo il Referendum dell’acqua, 8 anni dopo
di Emilio Molinari
Nel 12 giugno 2011, in occasione del referendum per la privatizzazione dell’acqua, si assistette ad una grande manifestazione di solidarietà e di comunità, dove milioni di italiani espressero il loro voto per la difesa dell’acqua come bene pubblico. Oggi, tale esperienza sembra lontana anni luce… ma non per questo, impossibile da replicare.
Sono passati 8 anni e sembra un secolo per gente che ha perso la memoria. Eppure, 8 anni fa, il 12 e il 13 di giugno, 27 milioni di italiani si pronunciavano per l’acqua pubblica.
Un popolo si recò alle urne….
Un popolo vero, non sospinto dai partiti che remavano tutti contro, non sollecitati dai talk show, quasi tutti altrettanto contro. Solo popolo, comitati e autorganizzazione dal basso.
8 anni non sono il “decennale” ma forse vale la pena lo stesso di celebrarlo questo anniversario, dal momento che in sordina il parlamento sta cancellando la nostra legge di iniziativa popolare.
Celebrarlo mentre l’UNICEF e L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dicono che: 1 persona su 3 nel mondo non ha accesso ad acqua sicura da bere. Circa 2,2 miliardi di persone nel mondo non hanno servizi di acqua potabile gestiti in sicurezza, 4,2 miliardi non hanno bagni gestiti in sicurezza e 3 miliardi non hanno servizi di base per lavarsi le mani.
Si muore per questo, si scappa dal proprio paese per questo.
Forse mi illudo, ma forse è possibile promuovere una iniziativa pubblica, grande, con tutti coloro che hanno continuato a lavorare per L’acqua diritto Umano e bene Comune; con gli intellettuali e gli artisti che generosamente ci diedero una mano; con i ragazzi che chiedono di fermare il riscaldamento della terra, con il movimento delle donne ecofemminista, con chi mette in piazza in occasione del Gay Pride centinaia di migliaia di persone, con chi si batte per i diritti degli emigranti, con i sindacati e i pensionati, con chi si riconosce nella Laudato SI di Papa Francesco. Con chi ha fede, con chi non ce l’ha e con chi per un verso o per l’altro vuole restare umano.
Perché non si può restare indifferenti di fronte a un simile scempio della VITA e della DEMOCRAZIA. Quelli dell’acqua hanno anticipato i grandi temi odierni dell’esaurirsi delle risorse idriche, del clima e delle emigrazioni ambientali. È detto da tempo: Salvare l’acqua è salvare il Pianeta, è salvare la democrazia.
Salvare il ciclo dell’acqua che dà la vita, salvarlo dagli inquinamenti, dagli abusi del consumismo, dalle predazioni, dalle mani criminali delle multinazionali, dal degrado della politica e dall’indifferenza che genera mostri.
Senza retorica, credo che con il 12 Giugno del 2011 abbiamo fatto storia, cultura, linguaggio. Abbiamo parlato a tutti, eliminato divisioni e creato ponti tra tante diversità. Bisogna celebrarlo oggi, quel referendum, anche se c’è poco da celebrare visti i risultati, ma se non altro per ricordarlo a chi l’acqua l’ha messa tra le sue 5 stelle e oggi governa ed è quindi doppiamente tenuto al rispetto della volontà popolare.
Celebrarlo, per dire a chi fa incrudelire il popolo per governare, che il popolo italiano sull’acqua “senza padroni e senza profitti”, si è già pronunciato unito: di destra, di sinistra, sovranista, europeista, uomo o donna e leghisti compresi. Solo popolo…solo umano. Celebrarlo, per dire non solo ai dirigenti, ma al popolo del PD, che non serve scaricare in continuazione, dopo averli osannati, i propri segretari senza mai scaricare le devastanti politiche perseguite. Interrogatevi una buona volta su quanto male avete fatto alla democrazia e a voi stessi, perseguendo la svendita di tutto ciò che è pubblico e boicottando il voto referendario. Cancellandolo avete perso l’unica occasione che vi veniva offerta di fermare la vostra deriva. Non avete capito che ciò che si manifestava con quel referendum così trasversale, così autonomo, era l’ultimo sussulto di umanità, di solidarietà, di comunità, che il nostro popolo esprimeva, prima di sprofondare nel livore, nell’egoismo, nel: prima gli italiani, prima casa mia.
Dite ai vostri dirigenti che si dicono pentiti di aver abbandonato le classi sociali meno abbienti, se non pensano che debbano pentirsi per ciò che hanno determinato le privatizzazioni e la devastazione dello stato sociale.
Smarcatevi da Salvini, sostenete la legge di iniziativa popolare sull’acqua pubblica. Ripartite dalle città, dall’acqua, dal suo essere bene comune pubblico, dalla sua sicurezza che è la salute. Fatevi promotori dell’unica grande opera di civiltà e di cultura del diritto umano: quella di riparare la rete idrica italiana che perde il 60% dell’acqua, proprio dove è gestita privatamente, creando con questo nuovi posti di lavoro.
Le nubi di destra sovrastano il paese? È vero e mi inquietano.
Ma aver distrutto nella gente ogni idea collettiva, ogni idea di cosa pubblica e svenduto ai privati beni e servizi fondamentali per poter vivere insieme, non c’entra forse qualcosa con ciò che di nero si addensa all’orizzonte?Ripensare tutto dopo 8 anni al referendum sull’acqua, vuol dire ripensare alla politica, quella vera, ripensare al popolo, quello della Costituzione.
Io non conto nulla, solo, penso di avere ancora fiato e diritto, di indignarmi per tanti errori e tanta indifferenza.