PONTI verso la conclusione. Ma il nostro impegno continuerà
di Simona Federico
E’ arrivata quasi alla conclusione la mia lunga missione di monitoraggio in Senegal ed Etiopia. Nelle ultime quattro settimane ho avuto modo di verificare direttamente i tanti risultati raggiunti grazie al progetto PONTI inclusione sociale ed economica, giovani e donne, innovazione e diaspore e di partecipare agli eventi che sono stati organizzati nelle diverse zone toccate dal progetto.
Abbiamo cominciato ad Addis Abeba dove presso la sede di WISE è stata data voce ai protagonisti del progetto che hanno condiviso le proprie storie, raccolte anche in un booklet, presentato i loro prodotti e parlato di autonomizzazione. Poi in Wolayta (una delle regioni meridionali dell’Etiopia) ho avuto modo di visitare le diverse cooperative agricole rafforzate dal progetto in zone in cui la sicurezza alimentare è ancora molto a rischio, inaugurare la banca delle sementi che permetterà agli agricoltori del distretto di poter approvvigionarsi di semi certificati e raccogliere testimonianze sull’importanza di differenziare le attività, continuare a lavorare sul rafforzamento delle dinamiche di gruppo, del lavoro collettivo, della solidarietà per promuovere la resilienza. Il viaggio è poi proseguito in un contesto per alcuni aspetti diverso, ma per altri molto simile: quello del Sahel senegalese dove ARCS lavora da due anni a fianco dei piccoli produttori per lottare contro la desertificazione, lo spopolamento e differenziare le attività produttive. Infine, negli ultimi giorni, mi sono spostata in zone urbane e periurbane della periferia di Dakar (Guédiawaye e Pikine) e Thies. Qui abbiamo organizzato due eventi per la conclusione della campagna Toog Sabab Tekki (“Restare, intraprendere, riuscire” in wolof).
Sono state occasioni di festa e di condivisione in cui, insieme ai partner di progetto, ai produttori, a tante organizzazioni della società civile attive sul territorio (come Africulturban e Sencirk impegnate strenuamente sulla sensibilizzazione e la partecipazione delle giovani generazioni) e alle autorità locali (Comuni, Camere dei Mestieri, ANPEJ) coinvolte nel nostro percorso, abbiamo voluto non solo offrire una vetrina per portare a conoscenza delle comunità i risultati concreti del nostro lavoro in termini di affermazione di opportunità, ma anche avere un’occasione di scambio per capire insieme da dove ripartire, interrogandoci sui diversi ruoli degli attori coinvolti nella promozione di dinamiche di sviluppo locale.
Sono convinta che il nesso tra migrazioni (di cui è necessario parlare al plurale trattandosi di fenomeni variegati e complessi) e sviluppo non sia unidirezionale con rapporti definiti di causa ed effetto . Così in questi giorni, viste anche le notizie di attualità che sono arrivate fin qui dall’Italia, ci siamo interrogati molto insieme a colleghi e amici sul senso del nostro lavoro come attori della società civile e operatori delle ONG e rispetto al ruolo che ci viene richiesto di assumere dai principali donatori da qualche anno a questa parte. Mi piace continuare a credere di poter agire per l’affermazione di quei principi che ci sono propri e per cui ci siano sempre impegnati, primi fra tutti la solidarietà e l’accoglienza. E in questo senso si è lavorato in Etiopia e in Senegal a fianco dei partner locali con il cofinanziamento del Ministero dell’Interno. Insistendo sui diritti e soprattutto sul diritto a restare, anche per l’assenza di reali opportunità di migrazione regolare verso i Paesi del nord del mondo per i tanti giovani e meno giovani, donne e uomini che desidererebbero partire in cerca di una vita migliore, in contesti in cui è difficile parlare di resilienza ma dove abbiamo voluto agire insieme per promuovere reali opportunità soprattutto per i giovani e le donne.
Mi sono spostata da Addis Abeba al Wolayta, da Dakar a Thies, fino ai villaggi del Sahel senegalese. Sono state settimane ricchissime di impegni e di incontri che mi hanno insegnato tanto e mi hanno permesso di avere scambi fruttuosi con i protagonisti di questo ampio progetto. Insieme ai tanti partner coinvolti contiamo di poter continuare ad affiancarli nei prossimi mesi. Il progetto PONTI si concluderà ma ancora tanto c’è da fare e il nostro impegno per l’affermazione dei diritti, la promozione delle opportunità, la costruzione della fiducia nel futuro, il miglioramento delle competenze, le azioni di advocacy e costruzione di un dialogo con le autorità locali, le istituzioni nazionali e le organizzazioni internazionali continuerà.
Così con la mostra fotografica “Costruire resilienza: i protagonisti del progetto PONTI” del fotografo Giulio Di Meo, che stiamo presentando nelle diverse occasioni in Senegal e in Italia e sta ricevendo diversi apprezzamenti, abbiamo voluto rappresentare storie vere delle persone incontrate in questo percorso: persone appunto non numeri, che si impegnano quotidianamente nelle zone rurali, come in quelle urbane per sviluppare attività generatrici di reddito, promuovere opportunità di impiego dignitoso, agire per lo sviluppo sostenibile, che abbiamo accompagnato e affiancato per lo sviluppo del loro progetto economico e sociale.
Attraverso le fiere dei piccoli produttori che hanno avviato un percorso imprenditoriale uscendo dall’informale e dalle attività di pura sussistenza ad Addis Abeba e Pikine, il lavoro delle cooperative in Wolayta, la sfilata dei modelli prodotti dalle giovani beneficiarie dei percorsi di rafforzamento della produzione nel settore del tessile di Guédiawaye, la restituzione finale del laboratorio di teatro sociale, i concerti rap e hip hop i protagonisti del progetto hanno mostrato i risultati concreti del proprio impegno.
In questi giorni si parla tanto di migrazioni, a volte purtroppo in maniera distorta. Poco ci si interroga sulle storie reali e sui bisogni delle persone. Noi come operatori di ONG continuamente sollecitati su questi temi abbiamo il dovere di affermare la complessità di questi fenomeni e al contempo fare del nostro meglio per svolgere il lavoro che ci è proprio: stare al fianco delle persone per promuovere dinamiche positive, informazione, partecipazione e solidarietà, tanto a livello locale quanto internazionale. Negli sguardi e nelle parole delle tante persone incontrate in questi giorni, in contesti a volte difficili e precari dove spesso si lotta quotidianamente per arrivare a fine giornata, ho trovato una consapevolezza rafforzata dei propri diritti e delle proprie capacità: questo mi fa pensare che il nostro lavoro ha avuto un senso.
La stanchezza è tanta, la soddisfazione pure soprattutto grazie all’orgoglio visto negli occhi dei/delle protagonisti di questo progetto che sono stati fieri/e di mostrarci i prodotti di un pezzettino di percorso e di vita fatto insieme. Grazie a tutti/e!