Senegal: il riscatto di Fatou
SENEGAL, PIKINE EST: INCLUSIONE DI DONNE DISABILI. UNA INIZIATIVA DI CIPSI CON IL SOSTEGNO DELLA CHIESA VALDESE.
Giada Cicognola
Una iniziativa di CIPSI con il sostegno della Chiesa Valdese per l’inserimento professionale e la formazione di donne disabili nella periferia di Dakar. Per fornire competenze e tecniche che consentano a queste donne di poter avviare una propria attività in un luogo nel quale vedono negarsi ogni possibilità. La storia e i sogni di Fatou Diame.
Apprendere un mestiere per non dipendere da nessuno. Fatou Diame, 24 anni, sprigiona una luce di ottimismo quando parla del corso di sartoria che ha appena cominciato. Finalmente potrà seguire la sua passione e imparare a cucire. Fatou vive a Pikine, nella periferia di Dakar. Oltre un milione di abitanti per quella che una volta era considerata un’area di transito verso la capitale senegalese, e che oggi è quasi una città a sé stante, viva e pulsante, punto di appoggio per i tanti provenienti dal resto del Senegal, o dai paesi limitrofi, in cerca di fortuna. Uno dei suoi 16 dipartimenti è Pikine Est. Oltre 90mila persone in meno di un chilometro quadrato, moltissimi giovani in un contesto di infrastrutture carenti, scarsa presenza industriale e grande difficoltà a sviluppare delle attività professionali formali.
LA STORIA DI FATOU.
Fatou è nata con una disabilità fisica e, anche se rivendica orgogliosamente che questo non l’ha mai ostacolata, confessa che quello a cui non riesce a sfuggire sono gli sguardi inquisitivi della gente che la circonda. Sottili discriminazioni che le persone portatrici di handicap provano tutti i giorni sulla loro pelle, e che si sommano alle precarie condizioni di povertà e disagio vissute dalla popolazione di Pikine. Qui l’esclusione dei disabili è totale: dalle fasi di elaborazione di politiche e programmi locali di sviluppo all’accesso alle infrastrutture, passando per la protezione da insidiose violenze, fisiche e psicologiche.
Insieme all’Association des Handicapés de Pikine-Est (AHPE), che dal 2001 rinforza le capacità dei suoi membri e sensibilizza la comunità per un migliore inserimento sociale dei portatori di handicap, CIPSI ha deciso di dare un impulso alle dinamiche sociali del Comune, ed una speranza concreta ad alcuni tra i più vulnerabili di Pikine Est. Per costruire una reale prospettiva di cambiamento è così partito il progetto finanziato dalla Chiesa Valdese: “Tessere un futuro migliore – Supporto all’inserimento professionale e alla formazione di donne disabili nella periferia di Dakar”.
Il cambiamento, in Senegal, parte anche da questi piccoli gesti locali. Dal 2010, con la ratifica della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, il Paese ha cominciato a fare dei passi avanti a livello legislativo nel campo della disabilità. Tuttavia, la traduzione in azioni politiche concrete stenta a decollare. In Senegal le persone con disabilità, che da ultimo censimento nel 2013 si attestavano attorno al 5.9% della popolazione, incontrano difficoltà quotidiane nell’accesso ai servizi sanitari, all’istruzione o all’occupazione. Vittime di discriminazione, continuano a lottare per il riconoscimento dei loro diritti fondamentali. Eppure, l’Agenda 2030 e i suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, che dal 2015 inquadrano le azioni di governi e società civile, impongono il principio del ‘leave no one behind’, non lasciare indietro nessuno nel cammino verso un mondo più giusto ed equo, soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione e quelle più difficili da raggiungere.
LA CHIESA VALDESE.
Il finanziamento della Chiesa Valdese servirà a fornire competenze tecniche e opportunità lavorative ad un gruppo di donne disabili nel comune di Pikine Est attraverso azioni concrete e tangibili. Da un lato, con l’apertura di due piccoli negozi, supporterà il potenziale di 8 donne diversamente abili che sono state formate negli scorsi anni in sartoria ma che, spesso per mancanza di fondi o supporto familiare, si sono trovate a non poter trovare uno sbocco professionale per le loro abilità. Dall’altro, continuerà a sviluppare un bacino di competenze in tecniche di cucito, fortemente richieste nell’area, per un nuovo gruppo di 30 beneficiarie tra le persone diversamente abili di Pikine Est e dintorni. Spesso, infatti, queste ragazze non riescono a raggiungere risultati scolastici ottimali e, non trovando un lavoro, vengono costrette a mendicare per assicurarsi la sopravvivenza quotidiana. Fondamentale, quindi, fornir loro delle capacità pratiche spendibili, abbinate ad un supporto a fine corso con dei materiali che permetteranno l’avvio di attività personali generatrici di reddito.
I corsi di formazione, partiti a giugno di quest’anno, coinvolgono anche persone non portatrici di disabilità ma provenienti comunque da nuclei familiari esposti a queste difficoltà, in un’ottica di graduale superamento dello stigma e di lotta all’emarginazione che la comunità disabile di Pikine vive. Una solidarietà che la stessa Fatou Diame incarna: ha le idee chiare sul futuro e una volta terminato il corso vorrebbe aprire un negozio di sartoria per trasmettere le sue conoscenze ad altri portatori di handicap. Il progetto di Pikine Est la aiuterà ad andare proprio in questa direzione, con il suo un contributo per fornire strumenti e competenze, responsabilizzare in un’ottica professionale, ridare fiducia e speranza in un futuro migliore, tessendolo a colpi di ago e filo.