I volontari in servizio civile quest’anno (7)
Ylenia Falzone (progetto GMA Napoli, Etiopia: “Promuovere e sostenere l’accesso all’istruzione e il contrasto all’abbandono scolastico a Shashamane in Etiopia”)
UN’ALTALENA DI EMOZIONI
Il timore e l’audacia di osare, una costellazione di emozioni racchiuse in una persona. Ylenia, venticinquenne volontaria del servizio civile, è originaria di un piccolo paese in provincia di Caltanissetta, Sicilia. Una ragazza semplice e solare che ha scelto di partire per l’Etiopia alla scoperta di una nuova realtà ed immergersi in una cultura diversa, per poter crescere e contribuire alla promozione di qualcosa in cui crede fortemente: l’istruzione.
Da dove è nata l’idea di partecipare al servizio civile?
È un’idea nata durante l’ultimo semestre della mia laurea specialistica. In quel periodo era uscito il bando del programma Erasmus + Traineeship. Mi sono informata per partecipare, ma purtroppo gli enti esteri non sono stati molto collaborativi per cui non sono riuscita a prendervi parte. Confrontandomi successivamente con i miei professori a proposito delle varie opportunità, ho scoperto la possibilità del servizio civile all’estero. Il Servizio Civile è per me una grossa opportunità, mi permette di coniugare l’interesse verso il volontariato, la pedagogia e l’esperienza all’estero.
Cosa hai studiato?
Ho conseguito una laurea triennale in scienze dell’educazione e della formazione, poi ho continuato gli studi con la magistrale in scienze pedagogiche e progettazione educativa presso l’università di Catania.
Perché hai deciso di partecipare al servizio civile?
Ho deciso di partecipare per confrontarmi con le altre realtà che esistono al di fuori del contesto italiano. Anche per questo motivo ho scelto il progetto in Etiopia, mi ha attirato molto l’idea di una realtà così diversa da quella a cui sono abituata. Poi, al di là di questo, ho sempre voluto dedicare parte del mio tempo al volontariato. Ho maturato questa esigenza con gli anni. Prima di iniziare l’università facevo parte di un gruppo parrocchiale giovanile, si parlava delle tematiche che toccano il sociale. Si volevano realizzare tanti progetti, tra cui attività educative in carcere e centri per immigrati, però alla fine non si sono mai concretizzati.
Nonostante ciò, ho sempre avuto il forte desiderio di impegnarmi in attività di volontariato. Anche durante i miei studi, ho cercato di prendere parte a varie associazioni, ma purtroppo non ci sono mai riuscita ed è una cosa che rimpiango.
Ti piacerebbe poi continuare a viaggiare all’estero per fare volontariato?
Mi piacerebbe sicuramente dedicarmi al volontariato anche dopo la fine del servizio civile, ma non so ancora se ho intenzione di trascorrere la mia vita viaggiando. Sono dell’opinione, comunque che non serva arrivare molto lontano o cambiare paese per riuscire ad essere attivi nel sociale, ma che ci si possa impegnare ad essere un volontario anche a livello locale, in piccole realtà. Penso che il volontario sia una persona che mette a disposizione il suo tempo per aiutare gli altri, fosse anche il suo vicino di casa.
Nel tuo progetto di cosa ti occuperai?
Il progetto è incentrato sul contrasto all’abbandono scolastico, quindi la promozione dell’istruzione.
Le attività includono formazione agli insegnanti, ma anche la ricerca di una metodologia didattica che sia creativa e che si focalizzi sulle capacità di ogni singolo individuo per valorizzarlo. Credo fortemente che l’istruzione non debba essere per tutti nello stesso modo, anzi, così si rischia di perdere tantissimo.
Il progetto l’ho scelto anche per questo, per unire le mie competenze acquisite durante gli studi e la mia passione per il volontariato.
È la tua prima esperienza lavorativa?
Ho fatto il tirocinio curricolare quando frequentavo l’università, 250 ore durante la triennale e 125 ore alla specialistica. Ho lavorato presso l’Assistenza Sanitaria Provinciale (ASP) di Catania, nel reparto di neuropsichiatria infantile e nel centro di coordinamento della dislessia. È stata un’esperienza molto arricchente. Mi ha permesso di entrare in contatto con diverse realtà e ho maturato un interesse per la pedagogia clinica.
Mi sono anche dedicata all’attività di dopo scuola e anche l’insegnamento è un ambito di mio interesse.
Hai già progetti per cosa fare dopo il servizio civile?
No. L’idea è quella di partecipare ad alcuni bandi, presentando dei progetti a livello locale tramite associazioni culturali presenti sul territorio, quindi prendo il servizio civile anche come parte della mia formazione.
Per quanto riguarda la questione lavoro, però, non ho ancora le idee molto chiare. Spero che questa esperienza del servizio civile possa aiutarmi a conoscermi meglio.
C’è qualcosa che ti preoccupa in modo particolare del progetto?
La questione della comunicazione mi spaventa abbastanza. In Etiopia la lingua ufficiale è l’Amarico, ma io non la conosco. Si comunicherà in inglese, lingua che mi piace molto, però ho paura di non riuscire ad esprimermi. Potrebbe essere un blocco dovuto alla mancanza di pratica, ma comunque è un qualcosa che spero di superare col tempo.
È quasi come essere su un’altalena di emozioni che oscilla tra la sicurezza e i vari timori. Mi definirei una persona solitamente ansiosa. Fatta eccezione per un mese trascorso in Inghilterra, non ho mai viaggiato, per cui questa sarà la mia prima vera esperienza all’estero. Anche questo si aggiunge a ciò che mi preoccupa, ma ho scoperto, grazie alla settimana di formazione organizzata dal CIPSI, che le mie ansie sono condivise da altri volontari e questo mi sta aiutando affrontare le mie paure, a vederle non come dei limiti, ma dei punti da cui partire.
Cosa ti aspetti da questo servizio civile?
Credo sarà un’esperienza che mi darà tanto e mi farà capire tanto. Sono convinta che nella vita bisogna mettersi in gioco e crescere: da un lato sono spaventata, però d’altro non mi accontenterei mai di una vita passata in un singolo paese, non vorrei perdermi l’occasione di conoscere persone diverse, conoscere nuove realtà.
Non vorrei privarmi di opportunità che la vita mi offre solo per delle paure immotivate.
Vale la pena vivere l’ansia perché mi aspetta sicuramente qualcosa di positivo, per cui confido nelle mie capacità per affrontare le mie paure.
A cura di Roberta Ragucci
Sarah Taccetti (Progetto Cospe, Firenze: “Giovani, Pace e Cittadinanza”)
BREVE STORIA DI UNA POLIEDRICA RAGAZZA E DEL SUO SOGNO RIGUARDO UNA VERANDA
Sarah è una viaggiatrice e una studiosa
Bruxelles ha ispirato la sua indole curiosa;
anche per questo, cari lettori, è una superba poliglotta
francese inglese e italiano: di lingue è davvero ghiotta
Con progetti ed Europa ha forgiato la sua esperienza
sostenuta in primo luogo dalla sua dolce pazienza
monitoraggio, scrittura, valutazione e progettazione
paroloni che non frenano la sua abnegazione.
Attenzione per le sue passioni devo dire che le spetta
oreficeria, ceramica e chi più ne ha più ne metta!
da Bacone a Freud al Chiostro del Bramante,
un esempio di svago per lei molto appagante.
Ma vi svelo un segreto…uno dei suoi più grandi sogni:
un soleggiato luogo in cui soddisfare i suoi bisogni,
per leggere in tranquillità o sorseggiare una bevanda
per tutto questo, lei dice, voglio avere una veranda!
se questa breve descrizione non vi è poi sufficiente
in quel del COSPE, a Rifredi, la troverete personalmente
fra immagini di Africa ed America Latina
troverete la postazione di quest’eclettica fiorentina.
a cura di Flavia Fini
“”When a man is tired of London, he is tired of life; for there is in London all that life can afford”
Conclusa la laurea triennale in filosofia, Flavia decide di proseguire i suoi studi nel Regno Unito, iscrivendosi alla SOAS per approfondire la sua formaziona antropologica. Successivamente la passione pe la ricerca sul campo la porta in Grecia a raccogliere dati per la sua tesi sui fenomeni migratori in Europa.
A cura di Sarah Taccetti