Petrella: la grande paura. Ci vogliono far tornare alla “normalità”
Spero di no. Guido Viale ha scritto in merito cose sagge, spiegando perché il “ritorno alla normalità” sarebbe il ritorno alla catastrofe. Eppure, in Cina e, da poco anche nella Corea del Nord, il “ritorno alla normalità”, allo stato di prima, allo stato effervescente delle città che non dormono mai in un continuo flusso di gente, di mercanzie, di automobili, di fabbriche in funzione 24 ore su 24, di corsa al denaro, al consumo…. è dato come certo. Esso é celebrato come una vittoria, un segno positivo di come le società umane odierne, ben organizzate, fondate sulla responsabilità collettiva nel rispetto delle regole straordinarie di emergenza, severe e dure, siano capaci di sconfiggere anche le pandemie le più gravi.
Negli Stati Uniti la mobilitazione sui temi di lotta contro il disastro climatico sta perdendo terreno rispetto a quella contro il coronavirus. Tutto è concentrato sulla pandemia. È stato sufficiente, in Italia, che i dati sul contagio e sui decessi abbiano dato alcuni segni di flessione – quali i tassi di crescita più lenti- perché tutti i media nostrani si affollino per domandare quando sarà già possibile allentare le misure di confinamento e di distanziamento sociale per “ritrovare la libertà” di uscire da casa, di respirare l’aria dei giardini, di andare al mare, di viaggiare, di lavorare …. di “ri-vivere…. come prima”.
Si tratta di una reazione assai comprensibile dettata, a mio parere, non tanto dalla spensieratezza e dall’incoscienza quanto dal sentimento di liberazione dalla paura di ammalarsi o addirittura di perdere la vita a causa del coronavirus.
Il coronavirus ha generato la prima grande paura planetaria di fronte ad una minaccia virale. Poco importa se a torto o a ragione. Il fatto è accaduto. Tutto il resto, le crisi sociali e l’emergenza climatica, hanno perso, per il momento, d’importanza. La paura della morte, essenzialmente individuale anche se espressa, come oggi, da centinaia di milioni di persone, sta tracciando le priorità. Certo lo scioglimeto dei ghiacciai, la devastazione delle foreste, la forte perdita di biodiversità, l’annunciata penuria d’acqua avranno degli effetti devastanti fra 10-20-50 anni e a pagarne i costi più altri saranno gi impoverti, gli esclusi, i contadini, gli operai ma i più resilienti, i più ricchi, i più forti sul piano finanziario e tecnologico, si dice e si pensa, “ce la faranno”. La pandemia invece uccide tutti, sconvolge le famiglie, mette in sconquasso le economie locali dappertutto, ora. Il grido corale “ce la faremo” é sincero, ma é molto impregnato di sopravvivenza individuale, famigliare, “local-nazionale”. Si pensi all’enorme retorica “nazionalista” che soffia in questo momento nel nostro paese (e non solo da noi!) e che fa molto comodo alle imprese “nazionali” per la loro competitività internazionale!
Occorrerà aspettare ancora dei mesi, se non di più, per avere la conferma o no , sulla base di elementi empirici probanti, se la popolazione mondiale avrà tirato la buona lezione, cioé: sconfiggere il coronavirus è indispensabile, quel che conta ancora di più per il futuro è liberare la vita degli esseri umani e della terra dal sistema economico e di vita predatore e socialmente violento che ha sconvolto i nostri rapporti con la natura e distrutto gl equilibri biologici del pianeta, favorendo , tra l’altro, l’emergenza e la diffusione della pandemia.
Nel frattempo, tocca alle donne ed agli uomini di ragione, vecchi e giovani, di lavorare per una vasta azione di sensibilizzazione e di coscientizzazione dell’opinione pubblica mondiale, in particolare degli educatori, degli artisti, dei contadini e degli operai, in favore del non ritorno alla normalità. Occorre potenziare le campagne per l’arresto delle spese militari e la loro dislocazione in favore della salute, degli ospedali, dell’acqua potabile, dell’alimentazione sana, dei beni comuni pubblici essenziali per la vita, togliendo al capitale mondiale il diritto dei brevetti di proprietà privata a scopo di lucro sul vivente e sull’intelligenza artificiale. Occorre denunciare la criminalizzazione della finanza mondiale privata speculativa (i paradisi fiscali, in particolare) e inventare le nuove istituzioni politiche pubbliche, a partire dai comuni fino al livello mondiale, capaci di prendere cura della vita di tutti gli abitanti della Terra.
Sarà molto difficile perché i poteri forti economici e militari mondiali, degli Stati Uniti, del Giappone, dell’Unione Europea cosi come della Cina e dell’India, della Russia, stanno operando in favore del ritorno alla normalità, facendo credere alle stesse vittime che il sistema finora dominante risolverà i problemi, ci renderà resilienti alle nuove pandemie e capaci di resistere e ritornare presto alla normalità. La lotta si giocherà nei prossimi due-tre anni.
Riccardo Petrella