venerdì, Novembre 22, 2024
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Servizio civile, invito “a sospendere le partenze” per l’estero. Sconcerto tra gli enti

La comunicazione del Dipartimento per le politiche giovanili riguarda i giovani selezionati per progetti in 19 paesi, tra i quali molti africani e sudamericani, “in ragione dell’emergenza sanitaria globale e delle conseguenti misure restrittive.  “Un’amara sorpresa”

ROMA – Ha creato clamore e sconcerto tra gli Enti di servizio civile universale (SCU) la comunicazione dello scorso 13 agosto del Dipartimento per le Politiche giovanili e il SCU, con la quale si li si invita “a sospendere le partenze” dei volontari avviati a maggio e a giugno e nei progetti di 19 paesi di servizio civile all’estero.

Il provvedimento riguarda in particolare i giovani volontari, anche quelli eventualmente già partiti, selezionati per progetti in 19 Paesi, tra i quali molti africani e sudamericani, “in ragione dell’emergenza sanitaria globale e delle conseguenti misure restrittive, del contesto securitario o di entrambi i fattori, che non presentano condizioni ottimali per lo svolgimento dei progetti di Servizio Civile” – scrive il Dipartimento, che cita in merito anche un’interlocuzione avvenuta con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI).

Non ci aspettavamo una comunicazione di questo tipo, soprattutto dopo che avevamo già chiesto da mesi un confronto su questo tema con il Dipartimento e avviato già tutta una serie di azioni per la sicurezza dei nostri volontari, a partire dalla vaccinazione”, ci dice Laura Milani, Coordinatrice responsabile del Servizio Civile per l’Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”. “Stiamo cercando di capire come comportarci, anche perché in alcuni degli Stati ora indicati come pericolosi come Kenya e Camerun, avevamo già messo in campo con i nostri volontari tutta una serie di protocolli di sicurezza, salvaguardando la specificità di una esperienza come quella del SCU all’estero che si caratterizza proprio per l’intervento in situazioni problematiche per sostenere le popolazioni locali, promuovere i Diritti Umani e costruire la pace”, prosegue Milani.

“Il Servizio Civile Universale all’estero”, aggiunge Guido Barbera, presidente di Solidarietà e Cooperazione – CIPSI, “è una parte essenziale della proposta del SCU, ed è altresì una componente essenziale stessa di quella cooperazione della società civile che rafforza le relazioni internazionali tra i popoli e gli stessi Paesi. La sicurezza dei giovani volontari è parte integrante della formazione e delle scelte dei giovani volontari e degli Enti stessi, alla quale è data da tutti massima attenzione e preparazione. Esistono però anche percorsi di scelte dei giovani volontari che, liberamente e consapevolmente, hanno deciso di lasciare il posto di lavoro per vivere queste esperienze di vita e si sono preparati per mesi vaccinandosi e formandosi rispetto all’esperienza e al contesto in cui hanno scelto di vivere l’anno di esperienza. Riteniamo che queste scelte, meritino un minimo di attenzione e valutazione della situazione reale, non solo decisioni su informazioni generiche. Non chiediamo inconsciamente “porte aperte” per tutti e in ogni luogo, ma la possibilità di valutare congiuntamente la situazione e di non soffocare l’azione della società civile con la burocrazia. Pace e convivenza, non si costruiscono con la forza e i muri, ma con il dialogo e la partecipazione”.  

La comunicazione del Dipartimento è stata “un’amara sorpresa” anche per Ivana Borsotto, Presidente della Focsiv (Federazione organismi cristiani di servizio internazionale volontariato), “perché vanifica tutto un percorso formativo già avviato, la parte logistica di attuazione dei progetti già in campo e le relazioni con i nostri partners locali”.

Abbiamo vissuto questa decisione del Dipartimento come un’ingiustizia – prosegue Borsotto – perché in molti dei Paesi indicati sono ancora oggi in corso progetti di cooperazione italiana e fino a poche settimane fa dello stesso SCU. Dallo scorso 13 agosto stiamo ricevendo email dei nostri volontari, frustrati da questa situazione nonché dal fatto che molti di loro venivano già da situazioni difficili dello scorso anno, quando molti progetti furono chiusi a causa della pandemia”. “Si tratta di quasi 190 volontari e volontarie, i 2/3 dei 309 complessivamente selezionati nei progetti Focsiv, che hanno fanno scelte importanti di vita per fare questa esperienza, a partire anche dal fatto di dover lasciare per un anno l’Italia, e che ora non sanno come essa continuerà. Anche per questo, e per rispetto all’impegno dimostrato in queste settimane, abbiamo deciso di incontrarli via Zoom per capire con loro questa situazione. Allo stesso tempo abbiamo richiesto formalmente di interloquire urgentemente con il Dipartimento e il Maeci per cercare delle soluzioni condivise”, conclude la presidente Focsiv.

Sempre sul versante del servizio civile all’estero, sono terminati per l’Associazione Papa Giovanni XXIII gli ultimi progetti di Servizio Civile Universale avviati il 20 febbraio 2020. “Anche qui, nonostante la pandemia, siamo riusciti a portare a termine un’esperienza significativa di servizio e di pace in Kenya, Zambia e Grecia”, ci dice Milani. “E per quel che riguarda l’estero, rimaniamo in attesa di capire anche come proseguirà l’ultima fase delle sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, istituiti in via sperimentale con un emendamento alla Legge di Stabilità del 2013, il cui stesso monitoraggio è fermo da tempo, e come il Dipartimento intenda completare tutto questo lavoro avviato ormai 7 anni fa. Era stato annunciato un nuovo Avviso per la progettazione per questa estate, ma non abbiamo più avuto notizie in merito”, conclude la Coordinatrice del Scu. (FSp)

Fonte: Redattore Sociale

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