Una storia d’acqua da cambiare
Dimenticare il “diritto universale all’acqua” e i diritti della natura?
Riccardo Petrella, autore di Il manifesto dell’acqua (2001) (*), Agora des
Habitants de la Terre
I dominanti hanno agito in modo rapido e senza intoppi
Nel gennaio 1992, in occasione della Conferenza internazionale dell’ONU
sull’acqua e l’ambiente tenutasi a Dublino, la Banca Mondiale ha approvato per
la prima volta nella storia il principio secondo cui l’acqua non deve più essere
considerata essenzialmente come un bene comune, sociale, pubblico, ma come
un bene economico, un bene privato, secondo le leggi dell’economia
dominante, “occidentale” (Cfr. Quarto principio di Dublino” http://www.un-
documents.net/h2o-dub.htm). Questo principio è stato confermato al primo Vertice
Mondiale della Terra delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro nel giugno 1992.
Nel 1993 la Banca Mondiale ha pubblicato il documento Integrated Water
Resources Management (IWRM), che è rapidamente diventato la “bibbia” della
politica idrica a livello di organizzazioni mondiali internazionali come la BM, il
FMI, l’ONU e le sue 26 agenzie, l’OMC, l’OMPI, l’OCSE……. Questo documento
stabilisce la mercificazione, la deregolamentazione, la liberalizzazione e la
privatizzazione dell’acqua e dei servizi idrici al punto da imporle come
“condizionalità” ai Paesi che chiedono prestiti alla Banca Mondiale. Questo
documento sancisce il principio del prezzo dell’acqua fondato sul “recupero
dei costi totali” (“full cost recovery principle”) come strumento chiave per una
gestione integrata ed efficiente delle risorse idriche, indipendentemente dalla
natura privata o pubblica del capitale della società di gestione.
Il 22 marzo 1993 si è tenuta la prima Giornata mondiale dell’acqua istitutia
dalle Nazioni Unite. Il suo era dipromuovere e facilitare la diffusione e
l’acculturazione/accettazione da parte di tutti i leader mondiali e della società
civile dei nuovi principi della politica idrica mondiale, sopra citati. “Ogni
giornata internazionale è un’opportunità per informare il pubblico su temi
legati a grandi
(*) La versione originale in francese, Le manifeste de l’eau, Labor, Bruxelles fu pubblicata nel
1998.
questioni come i diritti fondamentali, lo sviluppo sostenibile o la salute. Queste
giornate sono anche un’opportunità per il sistema delle Nazioni Unite, i governi
e la società civile di organizzare attività di sensibilizzazione e mobilitare
risorse”.(cfr. https://www.un.org/fr/observances/water-day)
Nel 1995-96, su iniziativa della Banca Mondiale, in particolare del suo
Vicepresidente per l’Ambiente, un gruppo di multinazionali private attive nel
settore idrico (ad esempio Suez, Vivendi….) con il sostegno della parte
“mainstream” del mondo “occidentalizzato” della scienza e della tecnologia (ad
esempio l’International Water Association…) ha creato il Consiglio Mondiale
dell’Acqua (WWC- ). Nel 1996, il Consiglio ha lanciato il programma Global
Water Partnership (GWP) e ha organizzato per la prima volta il Forum mondiale
dell’acqua nel 1997 a Marrakech, che da allora è diventato la più grande e
potente assemblea mondiale triennale sull’acqua. Il WWC è diventato così, tra
le altre cose importanti, l’ombrello e il sostegno, diretto o indiretto, logistico e
finanziario (in collaborazione con le agenzie delle Nazioni Unite e le autorità
nazionali), per le centinaia e centinaia di eventi organizzati dalla società civile e
dalle autorità locali durante e al di fuori delle Giornate mondiali dell’acqua.
Nel 2000, l’Unione Europea ha approvato un’importante direttiva quadro sulle
acque. L’obiettivo era quello di promuovere la conservazione e la qualità delle
risorse idriche europee. In questo modo, l’intera politica di gestione delle
risorse idriche e dei relativi beni comuni viene presa in considerazione e
regolata secondo i principi stabiliti dalla Banca Mondiale e perfezionati nel
corso degli anni ’90.
Sempre nel 2000, la seconda più antica banca privata svizzera, Pictet, ha
lanciato i fondi blu, ovvero la raccolta di capitali destinati esclusivamente a
finanziare le attività di società quotate in borsa attive nel settore idrico (in
particolare nel settore del trattamento delle acque reflue). Il successo è stato
immediato e significativo. Il rendimento del capitale idrico di Pictet è ancora
oggi ai vertici degli indici di borsa. Nel 2002, al secondo Vertice della Terra delle
Nazioni Unite a Johannesburg, tutto ciò è stato rafforzato e consolidato, in
particolare i principi di mercificazione e monetizzazione dell’acqua e la
finanziarizzazione dei servizi idrici (uno degli strumenti chiave è rimasto
l'”acqua a prezzi accessibili”).
A questo proposito, nel 2003 la Conferenza internazionale delle Nazioni Unite
sul finanziamento dell’acqua, tenutasi a Montgomery, in Messico, ha approvato
il rapporto “Come finanziare l’acqua nel mondo” presentato da una
commissione di esperti delle Nazioni Unite presieduta dall’ex direttore generale
del FMI francese, Michel Camdessus. Il rapporto proponeva, senza riserve o
compromessi, che un finanziamento appropriato ed efficace dell’acqua
dovrebbe basarsi sul primato della finanza privata internazionale (mercati
finanziari globali) e sulle modalità di funzionamento delle sue istituzioni.
In breve, nel giro di pochi anni (tra il 1992 e il 2003) tutto è stato messo a
punto. La globalizzazione della cultura di mercato, produttivista, tecnocratica e
finanziaria della “gestione” delle acque del pianeta è stata imposta in tutto il
mondo. Il modello dominante è diventato il sistema di gestione delle
infrastrutture su larga scala per l’estrazione, la produzione, la distribuzione,
l’uso e il riciclo dell’acqua (l’intero ciclo idrico) da parte di grandi reti di aziende
private, basate sul Partenariato Pubblico Privato (PPP), che ha rappresentato
una forma mascherata di privatizzazione del potere politico nel campo dei beni
e dei servizi pubblici comuni.
Partendo dall’idea che l’acqua è principalmente una risorsa naturale di
importanza vitale per l’economia, finita e vulnerabile, la funzione effettiva delle
Giornate Mondiali dell’Acqua è stata di far credere che il modo migliore per
salvaguardarla e conservarla fosse quello di considerarla una merce, un bene
economico, e che il problema dell’acqua fosse soprattutto un problema di
gestione della risorsa dal punto di vista del suo valore economico.
In questo contesto, addio all’acqua come bene pubblico globale e, soprattutto,
addio al diritto universale: l’idea stessa di gratuità di beni e servizi essenziali per
la vita (per gratuità intendiamo, nel nostro caso, l’assunzione collettiva dei
relativi costi) è stata completamente abbandonata. Nei mercati dell’acqua e
per le aziende idriche non esiste un diritto universale all’acqua. C’è un obbligo
di pagamento. Questo spiega perché oggi ciò che conta non è il diritto
collettivo e individuale alla vita, ma il potere d’acquisto individuale dell’acqua
nella quantità e qualità che soddisfa i propri bisogni.
Il 28 luglio 2010 è stato un colpo di fulmine
Il riconoscimento formale del diritto universale all’acqua con la risoluzione
dell’Assemblea Generale del 28 luglio 2010 è stato un tuono terribile in un cielo
sereno. È stata una decisione inaspettata, una grande sorpresa e soprattutto
inaccettabile per i dominanti. L’approvazione della risoluzione, brevissima ma
chiara, è stata un importante risultato politico del governo di Evo Morales, in
Bolivia.
In particolare, grazie all’azione del suo rappresentante permanente all’ONU,
Pablo Solon, la Bolivia è riuscita in pochi giorni a raccogliere attorno a una
risoluzione giusta , attesa da decenni, l’appoggio di 121 Stati, la stragrande
maggioranza dei Paesi del “Sud” del mondo, piccoli Stati…. La feroce
opposizione di 41 Stati, per lo più del “Nord” (Stati Uniti in testa, seguiti da 11
dei 27 Paesi dell’Unione Europea) non è riuscita a ribaltare i rapporti di forza.
(Cfr. https://news.un.org/fr/story/2010/07/190352-lassemblee-generale-declare-que-lacces-
leau-potable-est-un-droit-fondamental)
È stata una vera gioia, un raro successo per i diritti e le richieste dei popoli del
Sud, in particolare dei popoli indigeni del mondo, rispetto agli interessi
economici dei gruppi sociali dominanti del Nord (e non rispetto ai popoli del
Nord che, in generale, hanno mostrato solidarietà con quelli del Sud).
Ma i gruppi dominanti non si sono dati per vinti. Hanno adottato la strategia
del silenzio e dell’oblio. A poco a poco si sono sistematicamente opposti
all’accettazione di qualsiasi riferimento alla risoluzione ONU nei documenti
ufficiali del sistema ONU e di altre organizzazioni internazionali
“occidentalizzate”. Hanno sempre più insistito per sostituire il riferimento al
“diritto universale all’acqua” (e alla salute, al cibo, alla casa, all’istruzione,
all’elettricità….) con un riferimento all'”accesso all’acqua su base equa e a un
prezzo accessibile”. Così, mentre si possono ancora trovare riferimenti al
“diritto universale all’acqua” nei documenti relativi all’Agenda ONU 2000-2015
“Obiettivi di sviluppo del Millennio”, ogni menzione è scomparsa nell’Agenda
ONU 2015-2030 “Obiettivi di sviluppo sostenibile”.
Inoltre, nel 2012, i dominanti hanno fatto sì che il documento finale del Terzo
Vertice Mondiale della Terra di Rio de Janeiro adottasse il principio della
monetarizzazione della natura (non solo dell’acqua).
Le “Giornate Mondiali dell’Acqua”, pur meritorie in sé, sono state occasioni
importanti e sistematiche strumzentalizzarte al lavoro di “regolarizzazione” e
“aggiornamento” in “conformità” con gli imperativi dei dominanti.
Dalla nostra creazione nel dicembre 2018, l’Agorà degli abitanti della Terra non
ha mai partecipato alle Giornate mondiali dell’acqua nell’ambito di UN-Water.
E dal 2019 abbiamo lanciato l’idea di considerare il 28 luglio di ogni anno la
Giornata universale del diritto all’acqua.
Su richiesta degli amici dell’Agorà di Rosario (Argentina), il 23 giugno il Consiglio
comunale di Rosario ha deciso di celebrare il 28 luglio come Giornata mondiale
per il diritto universale all’acqua. Incoraggiati da questa storica decisione della
seconda città dell’Argentina, i diversi gruppi territoriali dell’Agorà degli Abitanti
della Terra organizzeranno eventi a sostegno del riconoscimento del 18 luglio
come Giornata del Diritto Universale all’Acqua in Argentina, Italia (Verona,
Nardo’, Altamura, Matera, Sicilia, Roma…), Francia (Clermont-Ferrand, Poitou
Charente), Belgio (Bruxelles, Liegi…. ), in Quebec, in Cile, in Libano, in Africa…..
Proponiamo che il 28 luglio i movimenti e le associazioni attive per i diritti
umani e sociali proclamino la giornata del diritto universale all’acqua. Li
invitiamo fin d’ora a riunirsi per preparare e organizzare insieme la prima
manifestazione mondiale del 28 luglio 2023.
Per contatti:
Anibal Faccendini, Rosario, Argentina, anibalfaccendini@yahoo.com.ar
Paola Libanti, Monastero del Bene Comune, Verona, Italia
monasterodelbenecomune@gmail.com