Appello CNESC alle forze politiche per la costruzione della Pace attraverso il protagonismo dei giovani
La Conferenza Nazionali Enti per il Servizio Civile (CNESC) è un’associazione che riunisce 29 enti accreditati all’albo del servizio civile universale con oltre 20.000 operatori volontari impiegati in un anno in Italia e circa 1.000 all’estero.
La CNESC è impegnata nella promozione e nell’attuazione dell’Istituto repubblicano del servizio civile, in quanto esperienza finalizzata alla difesa civile non armata e nonviolenta attraverso la promozione dei Diritti Umani, della resilienza delle comunità, della solidarietà, dell’inclusione sociale e della tutela dei beni ambientali e culturali. Permette e garantisce la possibilità di un’esperienza formativa unica per i giovani, in cui esercitare l’appartenenza, la corresponsabilità e l’essere concretamente costruttori di pace.
Il perdurare della guerra in Ucraina e degli altri conflitti nel mondo, la pandemia, la crisi climatica, l’acuirsi delle disuguaglianze sono solo alcune delle sfide che ci troviamo ad affrontare in questo tempo presente e che ci mettono di fronte alla necessità di promuovere una pace positiva, intesa non solo come assenza di guerra, ma come protezione delle persone fragili e della convivenza civile e come promozione dei Diritti Umani, dell’inclusione sociale, del benessere per tutti e per tutte, contribuendo a perseguire gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e in particolare l’obiettivo 16 “Pace, giustizia e istituzioni solide”. In questo contesto il Servizio Civile Universale è importante che educhi a identità e radicamento locale vissuti con spirito di apertura alle relazioni con gli altri, superando ricorrenti visioni della comunità come soggetto chiuso.
Per questo la CNESC invita tutte le forze politiche a investire, rafforzare, valorizzare il Servizio Civile Universale, dando piena attuazione alla legge 106 del 2016 che istituisce il SCU finalizzato alla Difesa civile non armata e nonviolenta della Patria, in continuità con un percorso storico iniziato 50 anni fa con la legge 772/1972 che ha riconosciuto l’obiezione di coscienza al servizio militare. Questo percorso, sempre in sintonia con le sfide più avanzate del contesto storico, ha conosciuto diverse fasi, dall’obbligo alla scelta volontaria, da esclusività per gli uomini ritenuti “sani” ad esperienza aperta anche alle donne, alle persone con disabilità, ai cittadini stranieri, con il comune filo rosso dell’impegno civico verso le comunità e della costruzione della pace positiva, ribadendo ogni volta la sua vocazione di occasione di formazione e crescita unica per i giovani.
Alla luce di questo percorso storico, ma con uno sguardo sempre attento alla contemporaneità, ribadendo l’unicità dell’istituto, l’universalità e la volontarietà come elementi caratterizzanti imprescindibili, la CNESC chiede a tutte le forze politiche, coerentemente con gli impegni assunti attraverso la mozione del 24 aprile scorso, approvata all’unanimità alla Camera dei deputati:
– di stabilizzare l’istituto affinché ogni anno sia garantita l’esperienza ad almeno 100.000 giovani, con un’attenzione particolare ai giovani con minori opportunità, rendendo questo servizio realmente universale, senza reintrodurre obblighi contradittori con la natura libera della partecipazione civica e senza sprechi organizzativi e burocratici che la leva comporta; |
– di rafforzare il ruolo del Servizio Civile come strumento di promozione e costruzione della pace positiva sia in Italia che all’estero promuovendone la finalità, ovvero la difesa civile non armata e nonviolenta, che deve rappresentare la chiara cornice entro la quale si innestano proposte, innovazioni, sperimentazioni. Promuovere continue sperimentazioni di interventi di difesa civile non armata e nonviolenta, riattivando, senza nessun costo per lo Stato, il Comitato DCNAN (Difesa civile non armata e nonviolenta), finalizzato proprio alla ricerca, sperimentazione, innovazione e previsto dalla legge 230/98; – di continuare a garantire ai giovani in servizio civile una esperienza qualificata in grado di incidere significativamente nella vita dei giovani stessi con un impegno temporale significativo; – di investire nel servizio civile all’estero, anche definendo finalmente lo status del volontario in servizio civile, per rafforzare quella forma di politica estera “dal basso” i cui attori sono civili, giovani assieme agli operatori e volontari degli enti. Una politica che promuova la pace, la solidarietà internazionale, la cooperazione tra i popoli, superando i criteri degli interessi economici e delle aree di influenza strategica per assumere il più importante interesse legittimo che è la difesa del pianeta con tutti i suoi abitanti. – di dare continuità alla sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, quale strumento specifico e insostituibile di prevenzione dei conflitti armati e della violenza e in azioni di protezione e di abbassamento della tensione alternative all’intervento armato; – di promuovere la mobilità dei giovani nel servizio sull’intero territorio nazionale, per favorire la conoscenza delle diverse realtà del nostro Paese, superando risorgenti stereotipi e campanilismi, anche attraverso misure di sostegno alla accoglienza e ospitalità da parte degli enti, favorendo la collaborazione fra enti di diversi territori; – di valorizzare e potenziare, a partire dalle esperienze e dalle buone prassi già in atto, azioni che facilitano il contrasto ai cambiamenti climatici attraverso un approccio che tenga insieme sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Il SCU, infatti, è motore di sostenibilità, intesa come esercizio di una solidarietà che, a partire dall’assunzione da parte dei giovani di un impegno e di una corresponsabilità nel partecipare in modo attivo alla vita delle comunità e alla tutela del bene comune, si dilata fisiologicamente anche alle dimensioni economiche e ambientali, diventando fattore di sviluppo e rigenerazione. – di favorire una reale coprogrammazione e coprogettazione come previsto dalla Riforma del Terzo Settore, coinvolgendo gli enti del terzo settore nella definizione, assieme alle istituzioni, del nuovo piano di programmazione triennale e più in generale nell’attuazione del servizio civile; – di attivare un gruppo interministeriale e interistituzionale che coinvolga Dipartimento politiche giovanili, Ministero del lavoro, Regioni, università ed enti per definire un percorso di riconoscimento e valorizzazione delle competenze di cittadinanza, affinché cresca nei giovani la coscienza della ricchezza che l’esperienza del servizio ha portato nella loro vita e si sentano ed agiscano come “cittadini migliori”. È importante ricordare che l’acquisizione delle competenze è un risultato importante, ma non la finalità principale del servizio civile, così come non lo è l’ingresso nel mercato del lavoro; – istituire un Dipartimento per la Difesa Civile non armata e nonviolenta, come previsto dalla Campagna “Un’altra Difesa è possibile”, promossa dalla CNESC assieme al Movimento Nonviolento, al Forum Nazionale per il Servizio civile, alla Rete Pace e Disarmo, a Sbilanciamoci! e al Tavolo Interventi Civili di Pace. Dal prossimo Governo ci aspettiamo un impegno rinnovato per potenziare il Servizio Civile e continuare a sperimentare interventi di difesa civile non armata e nonviolenta, sapendo cogliere e valorizzare l’innato desiderio dei giovani di promuovere la pace, la giustizia, ed essere protagonisti del cambiamento. Un desiderio che, solo se colto e alimentato, potrà contribuire a salvare l’Umanità tutta e il suo unico Pianeta. |
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