venerdì, Novembre 22, 2024
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“Per il rigetto integrale della guerra”

Riflessioni sul futuro

di Riccardo Petrella – Agorà degli Abitanti della Terra

Tre riflessioni a caldo, con grande rispetto per la forza sincera, ed anche coraggiosa, dell’impegno cittadino espresso dalle persone che in migliaia e migliaia partecipano alla “Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Non-violenza”.

Pima riflessione. Non dobbiamo mai cessare le mobilitazioni per la pace e la non violenza insistendo su un sotto-titolo ‘Contro la guerra’. Nelle condizioni attuali, è imperativo, a mio parere, di mai dimenticare di precisare che le mobilitazioni di gruppo e di massa, dal livello locale al mondiale, devono essere piuttosto contro la guerra… L’accento specifico prioritario, su “contro la guerra” è necessario per non lasciare alcun spazio di credibilità (etica e politica) all’idea ancora oggi dominante della guerra come fatto naturale e inevitabile. 

Tutti proclamano di essere favorevoli alla pace ma non tutti – non solo fra i gruppi sociali dominanti – sono contro la guerra. Prendiamo il caso delle forze progressiste. La pace le unisce, apparentemente. La guerra, è dimostato dalla storia, le divide in blocchi opposti fra pacifisti, guerrafondai e “dipende”. La principale narrativa che dobbiamo combattere è quella della strumentalizzazione della guerra al servizio della pace.  Da qui le tesi sulla legittimazione della “guerra giusta” e, soprattutto, della “guerra di difesa”. Gli Stati Uniti sono da più di cento anni in guerra permanente non per attaccare, pretendono, ma per difendere il (loro) mondo libero, la (loro) società liberale, la (loro) libera economia dappertutto, e di cui i modelli sono da loro considerati i migliori. La stessa logica della legittimità della “guerra di difesa” è utilizzata nel caso della guerra che Israele conduce da 70 anni contro i Palestinesi e che ha preso le forma più violenta possibile, quella del genocidio dei Palestinesi. Il genocidio sarebbe giustificato in quanto “legittima difesa” in risposta all’attacco armato contro Israele da parte di Hamas nell’ottotbre 2023. Un argomento accettato e condiviso da milioni di persone nel mondo occidentale, per quanto sia palesemente inconsistente. Nel corso dei 70 anni di guerra, solo Israele ha, illegalmente, come riconosciuto dall’ONU, occupato militarmente vaste aree di territori abitati dai Palestinesi e li ha annessi come parti integranti del territorio dello Stato di Israele.

Bene hanno fatto i padri costituenti della Repubblica italiana a stabilire che “L’Italia ripudia la guerra” anziché affermare “L’Italia promuove e salvaguarda la pace”. I dominanti preferiscono che si parli di “per la pace”. Non per nulla la tesi preferita ed imposta dai dominanti di tutti i tempi è “se vuoi la pace prepara la guerra”. Questo postulato dato come un’evidenza incontestabile e accettato come tale dalla maggioranza della gente, mantiene nell’immaginario popolare l’idea della legittimità delle armi, sempre più potenti, in quanto “deterrente” (vedi il nucleare), e della guerra come “strumento di pace”, legittimando così l’assurdo.  

In questo quadro, la pace è ridotta ad essere definita come l’assenza temporanea di guerra, e la guerra come la modalità permanente delle relazioni conflittuali di dominio e di supremazia, specie economica e la cui sicurezza definisce e derermina la sicurezza militare, e quindi, la guerra. Non ho le competenze – sono solo un economista politico impegnato sui temi dei beni comuni pubblici mondiali e sui diritti universali alla e della vita – per approfondire i concetti di guerra e di pace (cos’è la guerra? Cos’è la pace?…). Mi sento però a mio agio per riflettere sulla politica di guerra e/o di pace, e le scelte (scelte economiche e sociali connesse), nel mondo di oggi.

Da qui, la seconda riflessione: la mobilitazione contro la guerra deve essere chiaramente condotta con l’obiettivo di far capire l’inutilità assoluta della guerra e, ai tempi nostri, l’irreparabilità delle distruzioni operate dalla guerra, specie nel campo della vita. Per questo la lotta “contro la guerra” deve avere, in termini precisi e concreti, due obiettivi prioritari interrelati, oggi calpestati vuoi abbandonati: la concretizzazione dei diritti universali alla vita per tutti, e della vita; la salvaguardia e la promozione dei beni comuni mondiali, materiali ed immateriali, essenziali per la vita.

Perché questa proposta? Non bisogna dimenticare di far capire che la guerra è distruzione della vita, e quindi della giustizia sotto tutte le sue forme (umana, sociale, economica, ecologica, politica, culturale). Inoltre, all’era della presa di coscienza dell’antropocene e della mondializzazione delle condizioni di vita terrestri e della loro sicurezza, bisogna insistere con forza sull’evidenza che la guerra è incapace, per definizione, di produrre una seppur piccola briciola di giustizia. Il principio logico è, come nuovamente dimostrato con estrema chiarezza dalla guerra d’Israele contro i Palestinesi, “la mia sicurezza di esistenza e di sopravvivenza significa la tua disparizione/morte”.

La ricostruzione del mondo, dopo la seconda guerra mondiale fu possibile perché le classi dirigenti dell’epoca fondarono la ricostruzione sull’affermazione di principi, di diritti f e di regole ispirati ad una visione della vita espressa dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. Per quanto la Dichiarazione sia stata criticata, a giusto titolo, perché largamente influenzata da un approccio occidentale, antropocentrico e patriarcale della società e della vita, la comunità internazionale ha affermato, per la prima volta, l’essenzialità per il vivere insieme a livello planetario di due pilastri societari. Primo pilastro: il principio dell’universalità dei diritti alla vita per tutti gli abitanti della Terra senza distinzione ed esclusione alcuna. Da qui, l’affermazione della responsabilità integrale dei popoli, dello Stato di diritto, di salvaguardare e promuovere la concretizzazione di detti diritti e, secondo pilastro: il riconoscimento del principio dell’esistenza di beni comuni pubblici mondiali essenziali per la vita di tutti gli abitanti della Terra di cui i poteri pubblici “nazionali” hanno l’obbligo di garantire la cura, la promozione e la valorizzazione in stretta cooperazione e solidarietà internazionali.

I due pilastri hanno consentito, fino agli anni ’80, di far funzionare e crescere con tanrti limiti, lacune e contraddizioni, un sistema mondiale con molte guerre “locali” (legate anche ai processi di demolizione formale degli imperi coloniali europei) ma senza una terza guerra mondiale. Addirittura, il mondo ha registrato una riduzione del tasso di crescita delle inuguaglianze fra i paesi ricchi e poveri. E ciò fu dovuto al fatto che la formazione e la consolidazione dei due pilastri nel contesto di una “società del welfare” non permisero alle forze generatrici di conflitti struttrurali e, quindi di guerra distruttrice di agire efficacemente in favore della messa in crisi del sistema Internazionale postbellico.

Ciò, invece, è effettivamente avvenuto a partire dalla fine degli anni ’80 a causa dei processi di multinazionalizzazione e globalizzazione dell’economia e della finanza mondiale secondo i principi, le finalità ed i meccanismi propri dell’economia capitalista di mercato. Mi riferisco ai processi di  mercificazione ed artificializzazione di ogni forma di vita; di liberalizzazione e deregolamentazione dei mercati e di tutte le attività economiche (sempre più meno Stato e più mercato); privatizzazione di tutti i beni e servizi essenziali  per la vita  tramite, in particolare, la brevettabilità a titolo privato ed a scopo di lucro degli organismi viventi (esempi: sementi, OGM, medicinali…), e dell’innovazione tecnologica (nuovi materiali, nuove energie, nucleare, informatica, robotica ed, oggi, Intelligenza Artificiale). Il tutto è avvenuto con l’assentimento ed il sostegno politico-finanziario delle oligarchie al potere e dell’insieme dei poteri pubblici, e di una buona parte delle forze sociali “progressiste”.

La proprietà ed il controllo dell’uso e dello sviluppo dell’economia (grazie alla finanziarizzazione integrale della vita) hanno cessato di essere oggetto della responsabilità e di obblighi dei poteri pubblici. Sono passati sotto il dominio ed il potere di soggetti privati (imprese, istituzioni, mercati, Borse), dell’economia capitalista di mercato. Come è noto, l’obiettivo massimo del sistema capitalista non è la garanzia/sicurezza dei diritti alla e della vita, né la preservazione del buon stato ecologico della Terra, casa comune. L’obiettivo è la crescita del valore finanziario dei capitali e della potenza/supremazia dei proprietari e degli stakeholders più forti. Inoltre la modalità di funzionamento principale del sistema non è la cooperazione, la solidarietà, ma la predazione, la concorrenza oligopolistica, la competitività di tutti contro tutti. L’altro è diventato il nemico e il mercato è stato trasformato nell’arena dove i gladiatori più forti acquistano il diritto alla vita concesso dall’imperatore (la finanza) avendo eliminato gli altri.

È facile capire come, in queste condizioni, i fattori di violenza e di guerra permanente strutturale hanno preso il sopravento. Le inugualglianzee sono riesplose a livelli inamissibili. La guerra dei ricchi conrro i poveri non è mai stata cosi apertamenre perseguita. La demolizone dei due pilastri ha ridato via libera alla guerra su basi ancora più potenti e devastatrici: la conoscenza (nuove tecnologie spinte dall’Intelligenza Artificiale) e la finanza disssociata dall’economia reale.

La lotta per la pace nel corso di questo secondo quarto di secolo significa sostanzialmente la lotta contro la guerra e passa dalla ricostruzione su basi più solide e larghe dei due pilastri attarverso una lotta prioritaria conto i due principali poteri forti attuali che sono all’origine della demolizione dei pilastri: la conoscenza/tecnologia, la finanza.

Siamo cosi giunti alla terza riflessione la cui trattazione, dopo quanto precede, sarà piuttosto corta.

Tersa riflessione. Visto che la mobilitazione “contro la guerra” passa attraverso azioni di lotta per la ricostruzione a livello planetario dei due pilastri, “contro la guerra” significa concentrare le mobilitazioni su due scopi: l’abolizione dei brevetti a titolo privato e a scopo di lucro; mettere fuori legge la finanza predatrice.

Perseguire quesi due scopi non è affatto facile perché i brevetti appropriatori e la finanza predatrice sono difesi con violenza e senza scrupoli da tutti i gruppi dominanti, con in testa il mondo che ruota attorno alla supremazia ed al dominio econopico -finanziario e tecnologico-militare degli Stati Uniti.

Oggi, nelle condizioni marcate da una crisi imminente del sistema di vita della Terra, è necessario condurre azioni mondiali miranti a “disarmare la tecnologia della conquista” e, paritempo, “mettere fuori legge la finanza predatrice”. Il disarmo della tecnologia della conquista passa evidentemente dall’abolizione dei brevetti di appropriazione privata e a scopo di lucro della vita e la messa al bando del commercio delle armi. L’ illegalità della finanza predatrice passa dalla messa fuori legge dei paradisi fiscali e l’evasione fiscale congiunta ad azioni per una tassazione mondiale per la giustizia planetaria, e l’abolizione dell’indipendenza delle Borse diventate pure imprese private mondiali fuori da qualsiasi controllo da parte dei poteri pubblici.

È pura illusione di pensare che sia possibile costruire la pace mondiale ed una comunità globale di vita della terra non-violenta senza abolire i brevetti di appropriazione privata e di predazione della vita, senza mettere fuori legge le licenze del commercio delle armi, mantenere i paradisi fiscali e, de facto, autorizzare l’evasione fiscale, senza toccare l’indipendenza dei mercati finanziari e delle grandi oligarchie planetarie in guerra permanente fra loro per il dominio.

È altresi pura illusione pensare che sia possibile raggiungere gli scopi menzionati in pochi anni e per azioni solitarie, disgiunte, di tale o tal’altra “grande” organizzazione della società civile, in assenza di una forte co-operazione strategica ed effettiva solidarietà tra le svariete realtà della resistenza e dell’opposizione mondiali. I dominanti attuali stanno conducendo il pianeta all’autodistruzione anche a causa della debolezza degli oppositori di ogni genere.

Alcuni segni incoraggianti mostrano che questa debolezza può essere superata. Anche gli imperi attuali della tecnologia conquistatrice (alla moda piratesca di Musk) e dei “nuovi signori” dei conglomerati planetari di imprese industrialo-finanziario crolleranno. 

La terza guerra mondiale in corso può essere arrestata non per opera di Microsoft, Google, Meta, Amazon, BlackRock, Vanguard, Crédit Agrocole, BNP, Crédit Suisse, Wall Mart, BASF, Bayer, Syngenta, Pfizer, Coca-Cola, Exxon, Nestlé, Danone… le Borse di Londra, New York, Chicago, Shangai o di Tokyo, della Commissione europea dell’UE, della Banca Mondiale e del FMI, del governo USA, dei governi degli Stati membri dell’OTAN, della Banca Centrale Europea indipendente…

Appartiene ai cittadini in rivolta (in particolare, le donne, i contadini, i popoli originari, i 4 miliardi di persone senza copertura di base per la salute e senza accesso all’acqua potabile sana, i senza alloggio, i popoli vittime delle guerre e delle predazioni della natura in corso, gli operai…), d’imporre l’arresto (non domandarlo) tutti insieme. Con l’appoggio esplicito, ad esempio, di autorità morali mondiali come Papa Francesco e delle altre confessioni religiose pacifiste non guerraiole, di personaggi popolari come cantanti-cantatrici, attori-attrici, sportivi/e del mondo.

La lotta “contro la guerra” è la lotta dei giusti, è la lotta etica contro la perfidia degli interessi economici e di potenza. È la lotta per la vita e la giustizia contro la predazione e la distruzione della vita. È la lotta per ri-irrigare le Terra, rinverdire i deserti, ridare ossigeno agi oceani, praticare la fraternità, vivere l’amicizia, in una parola ridare gioia ed amore alla vita.

Coxyde, 10 agosto 2024

In merito a questo, in data 26 agosto 2024, è stato firmato il documento finale: scarica la versione finale (formato pdf)

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