Enrico Mattei ed i rapporti dell’Italia di oggi con il Continente africano
di Stefano Comazzi
Il 15 novembre 2023 con il Decreto-legge n° 161[1], l’Italia “al fine di rafforzare la collaborazione tra l’Italia e Stati del Continente africano… è adottato il Piano strategico Italia-Africa: Piano Mattei, di seguito denominato “Piano Mattei”, documento programmatico-strategico volto a promuovere lo sviluppo in Stati africani” (art. 1), si è dotata un nuovo strumento di cooperazione internazionale. I 7 articoli del decreto erano molto attesi dai tanti e molteplici operatori interessati alla materia (le ONG di cooperazione per prime, ma anche imprese, istituti accademici, enti territoriali, governi e rappresentanti di molti Paesi africani, ecc.), se non altro per la notevole e continua risonanza mediatica degli annunci che il nostro governo aveva man mano anticipato nei mesi precedenti. Non si può negare che dopo tanto clamore, il decreto-legge disponeva essenzialmente qualche principio generale e le procedure esecutive, ma non dava ancora risposte chiare e complete su progetti ed attori, criteri e priorità, stanziamenti, coordinamento effettivo con altre iniziative nazionali e comunitarie di cooperazione allo sviluppo, ecc.
Ma perché chiamare questo programma “Piano Mattei”? E perché proprio oggi? Chi ne sono gli effettivi beneficiari?
Il personaggio di Enrico Mattei è certamente popolare e ben conosciuto in Italia, se non altro per il misterioso incidente areo dell’ottobre 1962 che lo portò alla morte. In vita, ma anche da morto, la sua figura ed il suo operato hanno avuto notevoli apprezzamenti ma anche critiche severe, inevitabili per un personaggio insolito e “fuori dagli schemi”. Indubbiamente la sua capacità di cogliere in anticipo le necessità energetiche per la ricostruzione dell’Italia post-bellica ha dato un grande contributo al nostro Paese. In quel mondo che si era ormai diviso nello scontro ideologico tra i due grandi blocchi contrapposti, il suo coraggio di competere contro quei pochi e potentissimi attori che dettavano legge su tutto e tutti relativamente alle fonti energetiche (principalmente il petrolio), ha aperto nuovi scenari nelle relazioni economiche e politiche tra stati c.d. produttori e società petrolifere con i rispettivi governi di riferimento. Tutto ciò, Mattei lo ha gestito proponendo a coloro che detenevano le risorse naturali una più equa ripartizione dei proventi; possiamo generalizzare dicendo che da un misero 10% concesso dagli altri attori, l’Italia attraverso l’ENI lasciava ben più del 50% ai Paesi produttori. Per noi oggi è cosa ovvia trattare da “pari a pari” con quei Pasi, ma allora quando la colonizzazione europea era ancora militarmente imposta in molti luoghi, ciò aveva delle implicazioni dirompenti, ed ha procurato a Mattei molti nemici interni ed esterni (e non entro nella questione sui mandanti dell’incidente aereo).
Ecco allora una plausibile risposta alla prima domanda sul perché intitolare a Enrico Mattei questo programma. Ma è sufficiente? Nelle intenzioni di chi ha concepito questo piano, era il Mattei che sapeva trovare risorse per lanciare lo sviluppo industriale dell’Italia? Oppure era il Mattei che riconosceva dignità e giustizia a Paesi fino ad allora considerati di seconda o terza categoria, messi sotto tutela dalle c.d. grandi potenze del dopo guerra? Oppure tutte e due le cose?
Se qualcuno non avesse saputo bene chi era stato Enrico Mattei, di certo tutti oggi ricordiamo bene come si stava da noi in Europa prima del 24 febbraio 2022: a seguito dell’invasione russa in Ucraina abbiamo dovuto cambiare drasticamente e repentinamente le nostre fonti di approvvigionamento energetico, e questo ha comportato anche l’intensificarsi di ricerche e sfruttamento di nuove ed alternative fonti fossili e relativo trasporto per soddisfare i nostri bisogni energetici (se in passato avessimo maggiormente investito in alternative rinnovabili, oggi non dovremmo sforzarci di cercare affannosamente così tante alternative fossili!). Questa situazione lascia pensare che forse era il “primo” dei due Mattei a dare il nome al programma. Di fatto, nella nostra storia repubblicana abbiamo tanti altri eminenti personaggi che si sono spesi per rapporti equi e visionari tra l’Italia ed i popoli e nazioni del Continente Africano, ai quali si poteva intitolare il programma. Ma prendiamo per buona l’intenzione di riconoscere con questo programma il grande merito del “secondo” Mattei.
Ed eccoci alla terza domanda: chi beneficia effettivamente delle risorse e degli impatti del Piano Mattei. Personalmente e tanti altri nel mondo della cooperazione, abbiamo atteso con grande interesse di conoscere i criteri di selezione dei Paesi ed azioni da sostenere con questo programma “volto a promuovere lo sviluppo in Stati africani” come recita l’articolo 1 del decreto sopra menzionato. A dicembre dello scorso anno partecipai ad una riunione alla Farnesina, ed in un intervallo il Ministro Taiani cortesemente accettò una mia domanda riguardo a quali criteri di selezione si sarebbero adottati. Allora il Piano Mattei non era ancora stato definito nei suoi aspetti operativi, ma di certo stabilire a priori con quali criteri scegliere i beneficiari è fondamentale per orientare il processo successivo. Se l’intenzione è lo sviluppo dei Paesi africani, vi è un indicatore fondamentale, completo ed autorevole: l’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite[2]. Pertanto, gli proposi di adottare questo indice come base per orientare il Piano Mattei, ma la sua cortese risposta fu che di ciò si stava occupando Palazzo Chigi e che comunque “abbiamo l’ENI dalla nostra parte”, detto testualmente e con sincero entusiasmo.
Con tutto il rispetto per il ministro, il suo entusiasmo spense le mie già flebili speranze sulla bontà del Piano Mattei. Ecco alcuni fatti che possono aiutare a riflettere.
- L’indice di sviluppo umano classifica i Paesi in quattro diverse categorie, ultime delle quali sono i Paesi a sviluppo umano medio, e quelli a basso sviluppo. Questa ultima categoria comprende 33 Paesi, dei quali 30 sono africani e tutti nella fascia sub sahariana. I dati aggregati per regioni, pongono proprio la regione sub sahariana in fondo alla classifica. In altre parole, la povertà peggiore al mondo è localizzata nella regione sub sahariana.
- Ad oggi, sono 9 i Paesi che sono stati inclusi nel Piano Mattei: sono Algeria, Egitto, Marocco e Tunisia nel Nord Africa e dotati di giacimenti di gas e petrolio, e poi Congo e Kenya classificati con un indice di sviluppo umano medio, ed infine Costa d’Avorio, Etiopia e Mozambico classificati con un basso indice di sviluppo ma con giacimenti fossili. In altre parole, solamente tre dei più poveri Paesi al mondo rientrano nel Piano Mattei, e tutti e tre con disponibilità di giacimenti di petrolio e gas.
Non è qui possibile aggiungere altri elementi molto più specifici a riguardo del Piano Mattei, ma per coloro che sono interessati, segnalo che l’Associazione delle ONG Italiane ha recentemente pubblicato un proprio Documento[3] sul Piano Mattei che offre analisi e commenti utili a comprendere come questa iniziativa governativa si posiziona nel complesso delle relazioni economiche e della cooperazione allo sviluppo dell’Italia.
Per concludere segnalo un fatto che mi ha sorpreso: in un precedente articolo sulla rivista Città Nuova avevo rilevato che alla Conferenza Italia – Africa del gennaio scorso, erano stati esclusi i rappresentati della società civile tanto italiana che africana, fatto che a mio giudizio lascia ben intendere come si tratti di decisioni calate dall’alto. Ora ho notato che una successiva versione del Decreto-legge n° 161 postato sul sito del Governo[4], a differenza del testo a suo tempo pubblicato sulla GU, all’articolo 3 integra il compito della Cabina di regia con “attività di incontro tra i rappresentanti della società civile, imprese e associazioni italiane e africane con lo scopo di agevolare le iniziative di collaborazione territoriale e promozione di attività di sviluppo”: restiamo in attesa e se sono rose fioriranno!
[1] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2023/11/15/267/sg/pdf al 27/11/2024.
[2] https://hdr.undp.org/data-center/human-development-index#/indicies/HDI al 27/11/2024.
[3] https://www.info-cooperazione.it/2024/11/aoi-sul-piano-mattei-criticita-e-raccomandazioni-per-una-prospettiva-inclusiva-e-sostenibile/ al 27/11/2024
[4] https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2023-11-15;161!vig=2024-09-02 al 27/11/2024